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Questo articolo è stato pubblicato il 23 dicembre 2012 alle ore 15:45.

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"Cambiare l'Italia, riformare l'Europa, agenda per un impegno comune". E' il manifesto programmatico sul quale Mario Monti punta ad aggregare quelli che ha definito i "cespugli riformisti" presenti nei principali schieramenti politici. Vediamo alcuni dei contenuti dell'agenda, secondo quanto lo stesso presidente del Consiglio ha illustrato sia in conferenza stampa che nella successiva intervista telesiva al programma "In mezz'ora" condotto da Lucia Annunziata. Il documento integrale è stato pubblicato la tarda sera di domenica sul sito www.agenda-monti.it.

Premessa. L'Italia è un Paese che può sorridere, perchè "ha risorse straordinarie e deve ritrovare quel tanto di fiducia che serve per fare più bambini: si sta autodistruggendo. L'agenda, una "riflessione aperta", consiste nell'evitare pericolosissimi e illusionistici passi indietro e deve andare avanti. Non è indirizzata al centro, non a destra e non a sinistra: è un'agenda erga omnes che punta a "fare chiarezza" a "unire sforzi", perché la classica suddivisione sinistra-destra non è più "il più proficuo asse di riferimento". L'asse portante dell'azione del prossimo governo dovrà essere "la volontà di cambiamento e l'Europa".

Lavoro. Modernizzazione del mercato del lavoro, drastica semplificazione della normativa senza recedere dalla tutela dei diritti, superamento del dualismo tra lavoratori dipendenti sostanzialmente protetti e i non protetti. E ancora, riduzione a un anno del lasso di tempo per il passaggio da un lavoro a un altro, baricentro della contrattazione riposizionato nei luoghi di lavoro, defiscalizzazione in direzione della contrattazione aziendale. Il gioco sinergico dovrà investire imprese, lavoratori, sindacati, pubblici poteri ciascuno nel suo ruolo. Tutti dovrebbero "operare in armonia", uscendo da una logica di arroccamento e di tutela degli interessi dei lavoratori che finisce per avere l'effetto opposto e penalizzare i lavoratori.

Giustizia. Non varare leggi ad personam ma leggi ad nationem, e dunque nell'agenda compare l'intento a rafforzare la disciplina del falso di bilancio, ampliare la disciplina del voto di scambio, intervenire sulle intercettazioni e varare norme di prevenzione del conflitto di interessi.

Crescita. Liberalizzazione nel settore dei commerci e dei servizi in primo piano. Per la crescita e l'occupazione l'agenda Monti propone un gioco sinergico, un'unione dei riformatori accumunati da "una comune volontà di cambiamento e non dal rifiuto del cambiamento. Per la crescita e l'equità, in primo piano il tema di una "nuova visione" della donna. Nell'agenda "c'è molto pink e molto green".

Europa. E' uno degli assi portanti dell'agenda Monti. Lo slogan è evitare "pericolosissimi ed illusionistici" passi indietro. Occorre proseguire nell'azione condotta finora, sia sul piano della crescita (il riferimento è al varo del piano da 120 miliardi disposto dal Consiglio europeo di fine giugno) sia su quello dell'ulteriore rafforzamento degli strumenti per stabilizzare il mercato dei titoli sovrani. Occorre lavorare con pazienza in Europa facendo valere la capacità di negoziato e non la durezza dei pugni, ha osservato Monti.

Fisco. L'Imu si può rivedere ma non certo abolire. "Se si facesse un provvedimento come questo, chi verrà solo un anno dopo dovrà mettere l'Imu doppia". La via maestra è la riduzione della spesa pubblica e su questa strada occorre spingere il pedale in modo più risoluto rispetto a quanto fatto finora. L'equazione è ridurre la spesa per tagliare la pressione fiscale in primo luogo a beneficio delle imprese e del lavoro.

Costi della politica. Nell'ammissione che quel che il governo ha portato a casa sia "molto di meno di quel che avrebbe voluto", la proposta vede in primo piano la riduzione delle Province ("vi sono stati fortissimi arroccamenti"). Per Monti "il più grande costo della politica è quello delle decisioni non prese".

Evasione fiscale. "Non amo le tasse ma le ritengo parte legittima e doverosa di una vita di cittadinanza". Monti qualifica come deleteria quella "diffusa continua diseducazione nel linguaggio usato quando si dice che lo Stato mette le mani nelle tasche degli italiani. Il punto è che alcuni italiani privati mettono mani nelle tasche di altri italiani privati".

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