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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2012 alle ore 06:37.

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Per le famiglie che hanno seconde case vuote o affittate, o per i titolari di negozi, l'Imu del 2013 sarà più semplice da pagare rispetto a quella di quest'anno.

Va in soffitta, dopo solo un anno di problematica prova sul campo, l'imposta in condominio fra Stato e Comuni, con la divisione fra il 50% del gettito ad aliquota standard destinato all'Erario e il resto dell'imposta, aumenti locali compresi, girato invece al sindaco. L'Imu su abitazioni e negozi andrà infatti tutta al Comune, e bisogna capire se a questa semplificazione corrisponderà anche un alleggerimento del prelievo. In linea teorica, qualche speranza c'è, dal momento che gli aumenti delle aliquote registrati quest'anno si spiegano in parte anche con la confusione sui dati effettivi delle entrate, aumentata dal fatto che le stime governative su cui i Comuni hanno dovuto fare i bilanci hanno vissuto più di un'incertezza. Inevitabile, allora, che molte amministrazioni abbiano spinto in alto le richieste ai contribuenti anche per il timore di buchi di bilancio, come confermato dal fatto che il gettito a consuntivo dovrebbe superare di circa 2 miliardi i tagli inferti ai fondi di riequilibrio assegnati dallo Stato agli enti locali.

Gli elementi di speranza, però, si fermano qui. L'attribuzione integrale del gettito non rappresenta un "arricchimento" dei sindaci, che in cambio si vedono praticamente azzerati i fondi statali con un gioco che nel complesso è a somma zero. I correttivi parlamentari alla legge di stabilità, poi, hanno un po' limato la nuova ondata di sacrifici già messa in calendario dal decreto di luglio sulla revisione di spesa, ma anche dopo la cura le richieste agli enti locali per il 2013 in questo capitolo rimangono quadruple rispetto a quelle introdotte a metà anno per il 2012.

Per completare gli elementi di previsione, bisogna poi considerare che quest'anno gli aumenti dell'Imu, soprattutto sugli immobili diversi dalle abitazioni principali, sono stati parecchi ma molto lontani dall'esaurire lo spazio fiscale a disposizione dei sindaci. L'aliquota media "ordinaria" applicata nel 2012 è stata del 9,33 per mille (si veda anche il Sole 24 Ore del 19 dicembre), ma per arrivare al tetto del 10,6 per mille c'è spazio per altri aumenti del 13,6 per cento.

A rimettere nel cassetto le speranze di alleggerimenti fiscali dovranno invece essere le imprese e gli alberghi, e in generale tutti i proprietari dei fabbricati che il Catasto raggruppa nella categoria D. Nel 2013, la loro Imu ad aliquota standard (7,6 per mille) andrà integralmente allo Stato, ma il Comune potrà applicare una maggiorazione del 3 per mille: una strada che probabilmente sceglieranno molti sindaci, soprattutto negli enti (in particolare quelli medio-piccoli del Nord e nelle aree turistiche) in cui imprese e alberghi offrono una quota consistente della base imponibile.

A loro, poi, è riservato un infortunio normativo di non facile soluzione. Nel cancellare la quota erariale dell'Imu delle altre categorie, il maxiemendamento alla legge di stabilità ha depennato l'intero articolo 13, comma 11, del Dl 201/2011, creando una serie di buchi normativi.
Il comma 11, infatti, prevedeva la riserva ai Comuni del gettito dei fabbricati rurali strumentali, e questi tecnicamente sono fabbricati ad uso produttivo classificati in categoria D/10. Dal 2013, quindi, il gettito dovrebbe essere riservato allo Stato, anche se ad aliquota agevolata del 2 per mille che però può essere ulteriormente ridotta dal Comune. È evidente che questa situazione necessità di una correzione per via normativa.

Il comma abrogato conteneva poi il fatto che la quota statale fosse «versata allo Stato contestualmente» all'Imu. Ora i termini di versamento allo Stato non hanno più alcun riferimento normativo, anche se si potrà rimediare facendo riferimento alle scadenze dei versamenti comunali.

Ciò che non potrà essere risolto senza una nuova norma è l'abrogazione dell'ultimo periodo del comma 11, dove si prevedeva che accertamento e riscossione dell'Imu statale fossero svolti dal Comune a cui spettano le maggiori somme a titolo di imposta, interessi e sanzioni. È ovvio che se il Comune delibera l'incremento dell'aliquota per i fabbricati D ha anche l'interesse a effettuare gli accertamenti per recuperare la propria quota, interesse che viene meno nell'ipotesi di conferma della sola aliquota standard. Ed è altrettanto ovvio che anche in questo caso occorre rimediare con un intervento normativo, magari prevedendo anche le modalità di effettuazione del rimborso della quota statale, che la circolare 2/DF del 13 dicembre ha chiarito essere di competenza del Comune solo per la parte relativa alla verifica delle legittimità delle istanze.

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