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Questo articolo è stato pubblicato il 26 dicembre 2012 alle ore 15:29.

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Papa Benedetto XVI durante l'Angelus (Ansa)Papa Benedetto XVI durante l'Angelus (Ansa)

«I credenti chiamati a rendere testimonianza in circostanze difficili e pericolose non saranno abbandonati e indifesi». Lo ha affermato Benedetto XVI all'Angelus, ricordando la figura di Santo Stefano, il primo martire cristiano, che ha detto, «operò, parlò e morì animato dallo Spirito Santo, testimoniando l'amore di Cristo fino all'estremo sacrificio». In lui, ha spiegato a oltre 80mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro, «si é verificata in pieno la promessa di Gesù».

Su Twitter: da bambino il presepe mi dava grande gioia
«Il presepe che si faceva insieme nella nostra casa mi dava grande gioia», ha scritto Benedetto XVI su Twitter subito dopo la messa della Notte di Natale, aprendo così un piccolo squarcio sulla sua giovinezza con 140 caratteri lanciati dall'account @Pontifex.

Con il fondamentalismo la religione può ammalarsi
Benedetto XVI ha condannato con forza ogni forma di fondamentalismo religioso nella sua omelia della Notte di Natale. «È vero - ha detto parlando dei monoteismi ai 6mila fedeli che gremivano la Basilica di San Pietro - che una religione può ammalarsi e giungere così ad opporsi alla sua natura più profonda, quando l'uomo pensa di dover egli stesso prendere in mano la causa di Dio, facendo così di Dio una sua proprietà privata».

Sostenere i cristiani perseguitati
«L'intercessione di Santo Stefano, fedele fino all'ultimo al Signore, sostenga i cristiani perseguitati e la nostra preghiera li incoraggi». Salutando i pellegrini al termine dell'Angelus per la festa di Santo Stefano, primo martire della Chiesa, ha detto: «Come lui - ha aggiunto -, testimoniamo senza paura, con coraggio e determinazione la nostra fede».

Il Papa invoca la pace
Ha invocatato la pace nel suo tradizionale messaggio di Natale letto dalla Loggia delle Benedizioni davanti a 80mila fedeli radunati in piazza San Pietro. «Nei Paesi del Nord Africa, che attraversano una profonda transizione alla ricerca di un nuovo futuro, in particolare in Egitto, terra amata e benedetta dall'infanzia di Gesù, i cittadini costruiscano insieme società basate sulla giustizia, il rispetto della libertà e della dignità di ogni persona». Spostando lo sguardo più a sud, nell'Africa nera, Benedetto XVI ha poi aggiunto: «il Natale di Cristo favorisca il ritorno della pace nel Mali e della concordia in Nigeria, dove efferati attentati terroristici continuano a mietere vittime, in particolare tra i Cristiani. Il Redentore rechi aiuto e conforto ai profughi dell'Est della Repubblica Democratica del Congo e doni pace al Kenya, dove sanguinosi attentati hanno colpito la popolazione civile e i luoghi di culto».

L'accoglienza degli immigrati è una questione morale
«La grande questione morale su come stiano le cose da noi riguardo ai profughi, ai rifugiati, ai migranti» é stata posta dal Papa al centro della sua omelia della Notte di Natale. «Abbiamo veramente posto per Dio, quando Egli cerca di entrare da noi? Abbiamo tempo e spazio per Lui? Non é forse proprio Dio stesso ad essere respinto da noi?», si é chiesto Benedetto XVI, osservando che «riempiti da noi stessi, non lasciamo spazio agli altri, ai bambini, ai poveri, ai sofferenti, agli stranieri, agli emarginati».

La nuova evangelizzazione non è solo l'uso di tecniche nuove
«Santo Stefano - ha detto il Pontefice - è un modello per tutti coloro che vogliono mettersi al servizio della nuova evangelizzazione». Parlando di Santo Stefano ha detto che la sua vita dimostra che «la novità dell'annuncio non consiste primariamente nell'uso di metodi o tecniche originali, che certo hanno la loro utilità, ma nell'essere ricolmi di Spirito Santo e lasciarsi guidare da Lui».

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