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Questo articolo è stato pubblicato il 27 dicembre 2012 alle ore 11:10.

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L'economia del Mezzogiorno e' ancora nel mezzo della ''tempesta perfetta'' e i principali indicatori sono ancora ben al di sotto dei livelli pre-crisi. Secondo i dati del Check-up Mezzogiorno pubblicato da Confindustria e Studi e Ricerche per il Mezzogiorno e disponibile sui rispettivi siti online, ''tra il 2007 e il 2011 il Pil del Mezzogiorno, in termini reali, ha subito una riduzione di quasi 24 miliardi di euro (-6,8%); piu' di 16 mila imprese hanno cessato di esistere (0,9 % del totale imprese del Sud) sebbene siano aumentate le societa' di capitali (+7.400 solo nell'ultimo anno).

ll numero di occupati si e' ridotto di circa 330 mila unita' (quasi la meta' della riduzione ha interessato la sola Campania) e il tasso medio di disoccupazione dei primi due trimestri nel 2012 e' salito al 17,4% rispetto al 13,6% registrato nello stesso periodo del 2011, anche per effetto dell'aumento delle persone in cerca di lavoro''.

''Il principale segnale positivo viene dall'export , l'unica variabile che e' tornata al di sopra dei valori pre-crisi: dal primo semestre 2011 al secondo semestre 2012 le esportazioni nel Mezzogiorno sono aumentate del 7%, il doppio del Centro-Nord'', continua Confindustria.

''Il persistere della crisi e' causa e effetto del forte calo degli investimenti pubblici e privati. La spesa in conto capitale si e' ridotta, dal 2007 al 2011 di circa 7 miliardi di euro. Nello stesso periodo, gli Investimenti Fissi Lordi nel 2011 sono diminuiti di 8 miliardi di euro (-11,5%) e particolarmente rilevante e' stata la caduta degli investimenti nelle costruzioni (- 42,5%) e nell'industria in senso stretto (- 27,8%). La quota di imprese manifatturiere che hanno investito e' andata progressivamente calando, dal 37,4% nel 2008 al 23,6% nel 2011'', continua la nota.

Il calo dell'occupazione e le crescenti difficolta' economiche delle famiglie stanno determinando una vera ''emorragia di capitale umano''. Sono sempre di piu', infatti, quelli che decidono di lasciare il Mezzogiorno per andare a vivere nel Centro-Nord o all'estero (110 mila nel solo 2010). Peraltro il Mezzogiorno non utilizza gran parte del capitale umano che resta sul territorio: i giovani con eta' compresa tra 15 e 24 anni che non studiano o non lavorano nel Mezzogiorno rappresentano il 33% del totale, contro il 25% registrato in Italia.

''Questi dati indicano che e' necessario non disperdere risorse e concentrare gli interventi per il Sud su tre direttrici: in primo luogo l'impresa, per favorire la ripresa degli investimenti, il superamento del limite dimensionale, l'export, e l'innovazione; in secondo luogo il lavoro, con l'adozione di misure urgenti per frenare l'emorragia di capitale umano; e in terzo luogo, le condizioni di vita dei cittadini del Mezzogiorno'', spiega Confindustria.

''La ripresa passa necessariamente dalla costruzione delle condizioni affinche' nel Mezzogiorno si possa restare e vivere bene. In quest'ottica il pieno utilizzo delle risorse europee e' decisivo. Con il Piano d'Azione Coesione e' stata posta una base importante per migliorare l'efficacia degli interventi, ed e' fondamentale che tali risorse entrino al piu' presto nel circuito economico per sostenere investimenti e occupazione. La ripresa dell'intero Paese e' legata a doppio filo alla capacita' di reazione del Sud'', conclude Confindustria.

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