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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2012 alle ore 15:24.

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In Lombardia che in base al Conto annuale della Ragioneria dello Stato nel 2011 risulta essere la regione italiana con il numero più alto di lavoratori del settore pubblico, il 12,5% pari a oltre 406 mila dipendenti dei 3,2 milioni totali, alle parlamentarie del Pd il candidato più votato è una precaria.

E' la trentaduenne Miriam Cominelli, originaria di Nuvolera in provincia di Brescia, laureata in ingegneria che ha fatto l'Erasmus alla scuola superiore della Villette a Parigi, attualmente con incarico in uno studio di urbanistica a Brescia per 500 euro al mese. Ma qual è il segreto della sua sorprendente affermazione, ben 6423 voti che le sono valsi il primato in Lombardia dove ha battuto persino Pippo Civati, un politico di livello nazionale?
Senza dubbio la sua credibilità e rappresentatività in quanto non solo è un esponente di una partito ma soprattutto di una condizione esistenziale assai diffusa a livello generazionale. E' ciò che la differenzia dallo sconfitto altrettanto inaspettato proprio per la sua fama ossia Giorgio Gori, poco più di 2500 voti solo quarto nella sua Bergamo che non gli garantisce una posizione certa nella lista per il Parlamento, una figura di successo fondatore della casa di produzione Magnolia nonché spin doctor di Matteo Renzi alle primarie. Evidentemente il suo appeal politico, nonostante porti avanti tematiche di rinnovamento o rottamazione che dir si voglia, non è stato inteso in quanto poco rappresentativo e credibile per certi aspetti .

Pare che più che le idee che si portano avanti sia l'identificazione, o meno, con le medesime a determinare il successo o l'insuccesso. Nel caso della precaria Cominelli la sua campagna elettorale fatta attraverso "Facebook" e col passaparola nella rete di amici e conoscenze ha funzionato proprio perché chi l'ha votata l'ha vista come una di loro. Ossia come una esordiente della politica che non ha mai ricoperto alcuna carica pubblica peraltro priva di un'occupazione stabile. Insomma oltre che votata per le idee che rappresenta pare scelta per la sua biografia, che è anche una biografia generazionale capace di far scattare un processo di identificazione che invece non scaturisce con altre candidature.

In una politica che lascia poco spazio a nomi nuovi, specie se donne, con poche risorse a disposizione il caso della Cominelli diventa emblematico per capire come stia cambiando il cielo, ritenuto immobile, della politica. Così mentre si assiste alla riproposizione di schemi e strategie obsolete, dalla occupazione degli spazi televisivi alle polemiche di parte calate dall'alto sia che si scenda o si salga in politica , emerge il fattore della candidatura della precarietà esistenziale. Di certo il caso della Cominelli non va assimilato a quello di Marianna Madia, in bilico a queste parlamentarie nonostante l'elezione nel 2008 grazie alla posizione di capolista del Lazio voluta da Walter Velltroni: è una novità da cogliere come una nuova tendenza delle prossime elezioni politiche di Febbraio.

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