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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2013 alle ore 14:27.

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(Afp)(Afp)

Ufficialmente non c'è niente da dire e sapere ma la notizia è rilanciata da martedì, da quando Eric Schmidt, presidente di Google, ha detto che andrà in Corea del Nord. Commenta il dipartimento di Stato americano, affatto entusiasta dell'annuncio; non dice nulla la compagnia hi-tech ieri assolta dall'Antitrust americana per abuso di posizione dominante. Il 45esimo uomo più ricco degli Stati Uniti secondo l'ultima classifica Forbes farebbe quindi un «viaggio privato» e basta; il manager - aggiunge Bbc - farà parte della missione umanitaria guidata da Bill Richardson, ex governatore del New Mexico ed ex ambasciatore Usa all'Onu.

«Francamente non pensiamo che la tempistica di questo viaggio sia particolarmente felice» dice una portavoce del dipartimento di Stato, Victoria Nuland; un altro modo di dire che non era proprio il caso, proprio adesso, venti giorni dopo l'annuncio di Pyongyang dell'imminente lancio di un missile a largo raggio considerato da Washington violazione del divieto di test missilistici. «Ci sono tanti liberi cittadini che prendono private decisioni»: sia Schmidt sia Richardson sono «ben consapevoli» delle posizioni del Governo americano, dice e non dice Nuland. Perché allora andare a Pyongyang? Richardson è un habituè della zona, lavora ai negoziati con i nordcoreani da 20 anni, è ora impegnato per il rilascio di cittadini statunitensi trattenuti nel Paese. Fra loro, Pae Jun Ho, origini coreane, arrestato senza specifiche accuse. «È una missione umanitaria - ripete Richardson - Schmidt si accoda come privato cittadino: non è un viaggio Google - spiega a Cbs This Morning-. Non rappresentiamo il dipartimento di Stato, quindi il dipartimento di Stato non si dovrebbe innervosire». I vertici della compagnia sono però lì vicino, ai confini con la Cina, impegnati nei negoziati per il libero accesso alla Rete dal 2010 impedito da Pechino.

Neanche a dirlo, Internet ha fortissime restrizioni in Corea del Nord: poche persone hanno accesso ai computer, la maggior parte degli utenti può accedere solo a una intranet nazionale, non al world wide web. Alcuni analisti pensano che il viaggio di Schmidt abbia ragioni strategiche che vanno oltre le battaglie ideali di Sergey Brin, il cofondatore che ha denunciato le restrizioni in Russia e il rischio di «tante Reti nazionali».

«Penso che questa trasferta faccia parte della visione globale tipica di Google, cioè portare il web libero nel mondo, e la Corea del Nord è l'ultima fontiera» dice a Reuters Peter Beck, dell'Asia Foundation, organizzazione non profit sudcoreana. Ovvio che il web libero per Schimdt non è solo missione umanitaria ma puro core business. Chi segue le vicende nordcoreane pensa inevitabilmente alle recenti aperture di Kim Jong-Un, che a Capodanno saluta il 2013 come l'anno della creatività e dei cambiamenti. Così se il dipartimento di Stato americano non vede alcuna tempistica che giustifichi il viaggio - la portavoce Nuland non lascia neanche l'alibi dell'ostaggio americano perché, spiega, il dipartimento di Stato segue il caso e si è già mosso tramite l'ambasciata svedese a Pyongyang - c'è chi osserva che il signor Schmidt arriverà nel Paese a pochi giorni dal messaggio di Kim alla tv di Stato, che mai negli ultimi 19 anni aveva ospitato niente del genere.

Il nuovo capo del regime, al potere dal 2011 dopo la morte del caro leader suo padre, ha parlato della necessità di stimolare l'economia ma anche di riunificare le due Coree; e ha definito il 2013 l'anno del «radicale dietrofront» di tutte quelle decisioni che hanno impoverito e isolato il Paese; obiettivo: un miglioramento delle condizioni di vita.

Questo viaggio ha però qualcosa di inedito, uguale e diverso dalla diplomazia del ping pong, le passate politiche di dialogo fra Washington e Pechino. «Finora gli uomini d'affari americani arrivavano in Nord Corea al seguito dei presidenti degli Stati Uniti per chiedere il rilascio dei loro connazionali» osserva Yoo Ho Yeol, professore di Studi Nord coreani alla Seoul's Korea University. «Schmidt ha tante ragioni di lungo periodo per visitare il Paese, certo indagini di mercato ma più probabilmente è lo sponsor finanziario per favorire il canale di dialogo fra le Coree Nord e Sud». Proprio lì a Sud, ma al confine con il Nord, si espande sempre più Incheon, l'area metropolitana che allunga Seul verso il mare e ospita Hyundai, Samsung, LG, tre colossi industriali in cerca di manodopera interna, visto che quella cinese inizia a non essere più a basso costo.

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