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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2013 alle ore 16:08.

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opo cinque anni di misteri, il giallo dell'aereo scomparso a Los Roques, in Venezuela, è vicino alla soluzione. Lo rivela il settimanale OGGI in edicola da venerdì 4 gennaio. Il sospetto è che il velivolo non sia in realtà precipitato, ma che sia stato dirottato dai narcos colombiani, che l'avrebbero poi usato per il trasporto di una partita di cocaina. 

Spiega Oggi: un anno dopo la tragedia, i familiari delle vittime (ufficialmente 14, tra cui 8 italiani) hanno ottenuto la trascrizione dell'autorizzazione al decollo. «Afirmativo, solo confirme personas a bordo», dicono dalla torre di controllo. «Somos dieciochos a bordo», risponde il pilota Esteban Bessil. «Dieciochos, copiado», confermano dalla torre.  Dieciochos: diciotto. Quindi sul velivolo c'erano 4 persone in più: si tratta dei dirottatori?
«I venezuelani hanno sempre cercato l'aereo nel posto sbagliato, ad almeno 4 miglia di distanza dalla zona corretta», rivela a OGGI il comandante Mario Pica, ex pilota dell'Aeronautica militare e consulente delle famiglie degli otto italiani dispersi nell'incidente. «La ricerca in mare dei resti dell'aereo scomparso a Los Roques (che finalmente riparte dopo un accordo con la Farnesina) è un'operazione decisiva. Se non lo troviamo, vuol dire che non è mai precipitato e dovremo cercarlo altrove». 
 Il 29 gennaio prossimo una delegazione italiana (formata da Pica, dall'ammiraglio della Marina militare Giovanni Vitalioni, distaccato alla Protezione civile, e da due ufficiali della nostra Marina) salirà a bordo della Sea Scout, un'unità navale dotata di sofisticatissime apparecchiature per i rilievi nelle profondità marine  e di un veicolo subacqueo C-Surveyor di ultima generazione. 
L'aereo era scomparso il 4 gennaio 2008 con a bordo, fra gli altri, otto italiani: Stefano Fragione e Fabiola Napoli, una coppia di sposi in viaggio di nozze, le bolognesi Rita Calanni e Annalisa Montanari e la famiglia Durante di Ponzano Veneto formata da Paolo, dalla moglie Bruna Guernieri e le figlie Emma e Sofia.

La pista venezuelana parlò subito di un incidente. Ma per i familiari delle vittime, c'è un'altra verità. Gli interrogativi ancora da chiarire, secondo il comandante Pica, sono molti: «Perché sulla barriera corallina non hanno trovato niente appartenente al velivolo? Quando cade un aereo, molti oggetti tornano a galla. Soprattutto le chiazze di olio e carburante. Quella mattina il pilota aveva imbarcato 500 litri di benzina e nei serbatoi ne aveva ancora 300. Dove sono finiti? Non ne è stata trovata una goccia».  E perché dalla trascrizione dell'autorizzazione al decollo risulta che i passeggeri a bordo erano 18 e non 14?I I quattro clandestini a bordo erano proprio i dirottatori?

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