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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2013 alle ore 08:14.

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ROMA
Sfondo bianco e un contorno blu. Scritta grigia "Scelta civica", un tricolore stilizzato (come una pennellata) e poi lo slogan "Con Monti per l'Italia". Il premier uscente Mario Monti tiene un po' tutti con il fiato sospeso, presentandosi con oltre mezz'ora di ritardo alla conferenza stampa convocata a sorpresa per le 18 all'Hotel Plaza di Roma per la presentazione del suo simbolo. Tempo recuperato da un intervento insolitamente velocissimo, senza spazio per le domande dei giornalisti accorsi. Lo schema è quello della lista unica al Senato (in questo caso non ci sarà la scritta "Scelta civica") e di tre liste collegate alla Camera: quella di Monti presentata ieri, quella dell'Udc «immagino con il nome di Casini» e quella di Fli «immagino con il nome di Fini». Niente riferimento a Monti nelle due liste politiche aggregate, dunque. È stato così risolto il problema che nei giorni scorsi aveva posto il deputato del Pdl Peppino Calderisi, esperto in materia elettorale: secondo l'articolo 14 della legge elettorale in vigore infatti non è possibile presentare i medesimi riferimenti nei caratteri grafici delle varie liste.
Niente brand Monti in calce alle liste Udc e Fli, dunque: di certo una soluzione che non favorisce molto Casini e Fini, dal momento che proprio in quel brand c'è il valore aggiunto dal punto di vista elettorale. Non solo. Monti ha fissato delle regole rigide per la scelta delle candidature che dovrebbero valere anche per le altre due liste alla Camera: i criteri – ha spiegato il Professore nella conferenza stampa – «saranno più esigenti rispetto a quelli attuali sulla candidabilità» (proprio da oggi entreranno in vigore le norme sull'incandidabilità decise dal decreto legislativo approvato negli ultimi giorni del governo Monti, ndr). E cioè saranno esclusi non solo i condannati ma anche gli imputati dei processi in corso; i portatori di conflitto d'interesse; tutti coloro che non sono in regola con il codice deontologico antimafia. Infine, un limite forte alla rieleggibilità per chi ha attività parlamentare pregressa: massimo due deroghe per ciascuna lista. Un giro di vite che di certo creerà qualche problema agli alleati, che comunque Monti ringrazia pubblicamente indorando un po' la pillola: «Sono lieto di dare atto dell'entusiastico apporto manifestato da Italia Futura, verso la terza Repubblica, da altre associazioni, dall'avvocato Montezemolo, dagli onorevoli Casini e Fini, dal ministro Riccardi e da tantissime espressioni della società civile e della politica. Segnalo come interessante e meritevole di attenzione l'interesse dimostrato da parlamentari non solo di Udc e Fli ma anche del Pdl e del Pd».
È nato un nuovo partito personale?, domanda poco dopo Lilli Gruber durante la trasmissione Otto e mezzo. Assolutamente no, si schermisce Monti ribadendo che la sua scelta di "salire" in politica è stata dettata non da motivi personali («è la prima volta che mi trovo a fare una cosa completamente lontana dalla mia natura») bensì dalla volontà di non lasciar andare perduto il lavoro fatto in quest'ultimo anno. «Per il bene dell'Italia», insomma, chiosa Gruber. «Spero che questa nostra iniziativa che oggi nasce contribuisca a una politica migliore ed anche ad avvicinare tanti cittadini italiani che dalla politica si sono allontanati», aveva già detto Monti prima di lasciare l'Hotel Plaza.
Dopo le polemiche dei giorni scorsi i toni di Monti in tv sono piuttosto cauti e "moderati". Ma a ribadire che uno degli obiettivi del progetto centrista, oltre alla conquista degli indecisi, è quello di erodere voti al Pd inchiodando Bersani di fronte alle contraddizioni interne al suo schieramento ci ha pensato Casini, ospite in mattinata a Unomattina: «La competizione del 24 febbraio si gioca tra Bersani e Monti, gli altri saranno marginali e lo devono capire». E ancora: «Bersani si presenta con una sua coalizione autosufficiente quindi se non ha la maggioranza anche al Senato non può fare il presidente del Consiglio, e con questo ho detto una ovvietà». Monti stesso, durante la chiacchierata con la Gruber, chiarisce che è in campo per vincere («il mio obiettivo è il Monti bis») e che non è disposto a fare il ministro, magari dell'Economia, per un altro premier. Il leader del Pd è avvertito.
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