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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2013 alle ore 06:38.

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Fiducia in calo per due terzi dei sindaciFiducia in calo per due terzi dei sindaci

Per Vincenzo De Luca è il secondo successo in solitaria, che replica quello ottenuto cinque anni fa quando tre salernitani su quattro risposero un «sì» convinto all'ipotesi di rivotarlo in caso di elezioni. Il caso del sindaco piddino di Salerno, però, rappresenta la più classica delle eccezioni. Il resto della graduatoria stilata dal Governance Poll 2012, che come ogni anno ha misurato per il Sole 24 Ore il grado di consenso mantenuto dai sindaci nel corso del governo della propria città, mostra una regola è chiara, e di segno opposto rispetto alla vicenda salernitana: a spingere in alto i sindaci che si contendono i gradini nobili nella classifica sono quasi sempre le vittorie elettorali ottenute pochi mesi fa.

L'effetto-novità fa volare al secondo posto Leoluca Orlando, nonostante i problemi gravissimi di Palermo e la lunga stagione da sindaco già vissuta a più riprese tra il 1985 e il 2000, porta al quinto posto il comasco Mario Lucini e al sesto il lucchese Alessandro Tambellini, seguiti a ruota da Marco Doria (Genova) e Simone Petrangeli (Rieti, altra città con grossi problemi nei conti). Il passaggio nelle urne gonfia però anche il consenso di chi si è presentato al voto dopo un primo mandato, come mostra il caso di Flavio Tosi e soprattutto quello di Marco Zambuto. Il primo è sopravvissuto brillantemente al periodo nero della Lega, ma è abituato alle vette del Governance Poll e guadagna un punto rispetto alla rilevazione di 12 mesi fa; il sindaco di Agrigento, che aveva chiuso il 2011 con un opaco 49%, sale oggi sul terzo scalino del podio nazionale con un rotondo 70%, non troppo sotto al 74,7% mietuto nelle urne. Risultato: 8 dei 9 sindaci più amati d'Italia sono usciti dalle amministrative della primavera 2012.

Per chi non ha appena lucidato la propria popolarità con una campagna elettorale, i numeri sono in genere assai meno confortanti e nel loro complesso disegnano un tracollo nel favore di cui godono i sindaci, che sono tradizionalmente i politici più apprezzati nelle rilevazioni del Governance Poll. Nel loro insieme, i sindaci dei capoluoghi di Provincia hanno lasciato per strada 279 punti di consenso rispetto al giorno della loro elezione, con una flessione media del 5 per cento. La crisi, del resto, è una cattiva compagna di strada per chi amministra, e le sue declinazioni locali più dure aprono trappole mortali per l'immagine di chi è in prima linea: lo sa bene Ippazio Stefano, abituato a percentuali importanti prima che il caso-Ilva rendesse la città teatro del drammatico scontro fra diritto al lavoro e alla salute, e ha avuto modo di apprenderlo anche Rita Rossa, che come primo atto del proprio mandato ha dovuto alzare la bandiera del dissesto in un'Alessandria piegata dalla precedente amministrazione.

In queste due città, l'asprezza del quadro locale ha agito in modo repentino, cancellando anche l'effetto-novità e falcidiando di oltre 20 punti i risultati elettorali ottenuti in primavera. È stato invece più lungo il calendario dei problemi di Foggia, che si dibatte fra emergenze rifiuti, fallimenti di società partecipate (con tanto di indagini della Procura), un caso Tributitalia in salsa pugliese (in questo caso è la Gema la società che ha raccolto tributi senza versarli al Comune), il tutto condito da ultimo con una polemica sui «premi» ai dirigenti nonostante il blocco degli stipendi pubblici fissato dalle manovre nazionali: un rosario di vicende che schiaccia il sindaco Giovan Battista Mongelli all'ultimo posto della graduatoria.

Sono i numeri complessivi, comunque, a denunciare una crescente freddezza degli elettori nei confronti dei propri sindaci, forse travolti anche dalle ventate di anti-politica che soffiano soprattutto intorno ai palazzi di Regioni e Stato. Un dato con cui si confronteranno i circa 9,5 milioni di italiani che vivono nei 644 Comuni attesi alle amministrative 2013: uno squadrone di enti guidato da Roma dove Gianni Alemanno, che il Governance Poll 2012 relega nelle parti basse della classifica, ha confermato che ritenterà la prova delle urne. Qualche motivo di preoccupazione c'è anche per la maggioranza che governa Catania, il secondo Comune al voto per dimensioni, e che arriva all'appuntamento elettorale con il sindaco al terzultimo posto nella classifica nazionale del gradimento.

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