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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2013 alle ore 18:35.

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Risale addirittura a prima della Rivoluzione francese, a Doccia, la nascita della Richard Ginori, specializzata in oggetti in maiolica, porcellana, terraglia e ceramica, di cui oggi il tribunale ha dichiarato il fallimento.
Fu nel 1735 infatti che il marchese Carlo Ginori, nei pressi di Colonnata, nel comune di Sesto Fiorentino (Provincia di Firenze), fondò la celebre fabbrica di porcellana. Il marchese in realtà assecondò quella che era considerata una vera e propria moda dell'epoca, la cui manifattura costituiva all'epoca un vero segreto conteso tra Stati. In Europa, infatti, dopo il viaggio di Marco Polo, la porcellana veniva considerata uno strano e prezioso materiale e un'affermazione di prestigio per chi la possedeva.

Prima di Ginori, già in Sassonia, il re Augusto II il forte aveva dato vita ad una fabbrica di produzione ma fu presto sorpassata dal Granducato di Firenze dove il marchese perfezionò gli studi per fabbricare tale materiale costruendo nella sua tenuta di Doccia un rudimentale forno.
Acquistò poi la villa delle Corti impiantando così il primo nucleo della Manifattura.

Poi nel 1896, precisamente l'11 ottobre, l'azienda si fuse col gruppo industriale del milanese Augusto Richard e di lì iniziò la sua ascesa. Vennero costruiti nuovi forni, nuovi fabbricati e ampliata la produzione degli isolatori elettrici per far fronte alla crescente richiesta del mercato.

Nel Novecento, l'azienda conobbe il momento del suo massimo splendore. Quindi, nel 1970 diventò una controllata della Finanziaria Sviluppo di Michele Sindona (da lui poi ceduta tre anni dopo alla Liquigas di Ursini).

Nel 1975 la Pozzi e la Richard Ginori diedero quindi vita alla Pozzi-Ginori. Negli anni Novanta, la svolta: la Pozzi-Ginori venne acquistata dalla Sanitec Corporation, leader nell'arredobagno, mentre la Richard Ginori venne rilevata dalla Pagnossin. Un decennio dopo, nel 1996, va registrata la breve presenza nel gruppo della Bormioli Rocco & Figli.

Negli ultimi cinque anni, l'azienda ha vissuto varie vicissitudini: prima è stata rilevata dalla Starfin Spa di Roberto Villa, poi nel 2009 è tornata a essere quotata in Borsa. Nel frattempo però sono stati accumulati debiti per oltre 40 milioni di euro, e la fabbrica di Sesto Fiorentino è stata posta in liquidazione volontaria. Finché nell'agosto scorso l'attività è stata sospesa e i 330 lavoraqtori posti in cigs. I forni però non sono stati spenti, sebbene ridotti al minimo della potenza. Forse auspicando una "rinascita".

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