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Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2013 alle ore 12:25.

PIACENZA - Fine delle proteste e dei picchetti davanti allo stabilimento piacentino di Ikea in cambio del reintegro dei lavoratori sospesi. Dopo una riunione fiume in Comune, conclusasi in nottata, tra azienda, istituzioni locali, sindacati confederali e Cobas, si intravvede il ritorno alla normalità per il polo logistico del colosso svedese, teatro due mesi fa di una vera e propria guerriglia scatenata dai facchini del Consorzio Cgs che ha in appalto il gigantesco capannone che serve i negozi Ikea di tutto il Sud Europa. Una guerriglia seguita da picchetti quasi ininterrotti, manifestazioni e proteste (anche online) non solo nel sito di Le Mose ma in molti dei 20 negozi Ikea lungo lo Stivale, tanto che la multinazionale aveva prospettato almeno un centinaio di licenziamenti a causa della riduzione del lavoro.
"Nell'arco di una settimana si dovrebbe giungere ad un accordo che prevede il reintegro dei nove lavoratori ancora esclusi dal deposito Ikea e aprire un tavolo con il Consorzio Cgs per discutere della piattaforma sindacale", ha annunciato il sindacato di base Si Cobas, in un comunicato. Solo per quattro facchini del consorzio Cgs, in realtà, è previsto il reintegro nel magazzino. Tre dei 12 lavoratori delle cooperative sospesi a novembre in quanto fautori dei disordini (nati dopo le richieste disattese di maggior equità contrattuale e sindacale) erano già tornati nel frattempo al lavoro. Per altri quattro ci sono invece le condizioni per accettare una buonuscita, mentre un altro addetto è stato licenziato per una vicenda penale estranea al caso Ikea.
L'intesa formale dovrebbe essere raggiunta entro la settimana, auspica il sindaco Paolo Dosi che ieri è stato il mediatore dell'estenuante trattativa e che sta lavorando al testo da inviare entro domani alle parti. Nel frattempo, come da accordi verbali, oggi è tornata la quiete nel deposito piacentino e in tutti i negozi gialloblu. "Il reintegro è a fronte di alcuni impegni precisi", spiega Dosi elencando i punti dell'intesa: fine delle proteste, sospensione delle azioni legali che nel frattempo sono partite, adesione dei facchini sospesi allo stato di agitazione (non saranno cioè pagati nei giorni di protesta), comportamenti corretti all'interno dell'azienda e corrette comunicazioni da parte dei sindacati delle notizie interne. "Sul miglioramento del clima aziendale – precisa il sindaco - sarà fatta una verifica a un mese dalla firma dell'auspicabile accordo, ma ieri è stato fatto il passo avanti fondamentale".
L'incontro tra le parti è servito anche a confermare le potenzialità di sviluppo del polo logistico piacentino, crocevia strategico lungo gli assi europei nord-sud ed est-ovest, 5 milioni di metri quadrati di spazi, dove il colosso dell'arredamento low cost ha fatto da apripista dieci anni fa, seguito poi da altri player mondiali come Amazon e Whirlpool. "Ikea ha dato la disponibilità – conclude Dosi - in virtù delle aperture di nuovi punti vendita non solo in Italia ma nell'ex Jugoslavia e in Egitto, a dirottare su Piacenza volumi ulteriori di lavoro; anche l'e-commerce del big svedese potrebbe essere alimentato grazie a maggior attività sul nostro deposito piacentino. Le proteste degli ultimi due mesi non hanno danneggiato solo Ikea ma tutta la provincia, allontanando l'interesse di nuovi potenziali investitori che si erano affacciati sul polo logistico".
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