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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2013 alle ore 06:47.

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ROMA
«Da stasera dobbiamo considerarci in campagna elettorale. Sfruttiamo al meglio il vantaggio del tempo nella formazione delle liste rispetto ai nostri competitori». Pier Luigi Bersani convoca la direzione del Pd e chiude in anticipo su tutti, «avversari» come Silvio Berlusconi e «competitor» come Mario Monti, la partita della composizione delle liste per concentrarsi già da oggi sulla campagna elettorale. Una campagna elettorale tutta sul territorio e il minimo indispensabile in tv, per cercare di convincere gli indecisi «casa per casa» con un'operazione chirurgica basata sui «microtemi» (si veda il Sole 24 ore del 6 gennaio). «La lepre da inseguire siamo noi e tutti faranno la gara dietro di noi. Siamo pronti a governare il Paese», dice Bersani introducendo i lavori della direzione che in serata approverà le liste del Pd.
Il rinnovamento della rappresentanza parlamentare c'è ed è profondo: molti i giovani e molte le donne, come già emerso dalla primarie per i parlamentari di fine dicembre. «La presenza femminile nelle liste è intorno al 40 per cento. È una rivoluzione, da valorizzare e segnalare», dice Bersani. E il vice Enrico Letta specifica che «dei 38 capilista, 15 sono donne». Una rappresentanza quasi completamente rinnovata, dunque, e soprattutto all'80% bersaniana. Se c'è un risultato sicuro uscito da tutta la vicenda delle primarie – quelle per la scelta del premier e quelle per la scelta dei parlamentari – è infatti la scomparsa di fatto delle correnti interne: non esistono più dalemiani veltroniani bindiani fioroniani franceschiniani ex popolari vari e quant'altro, anche se Rosy Bindi Beppe Fioroni e naturalmente il ben più giovane Dario Franceschini saranno comunque capilista nelle varie circoscrizioni. I fioroniani, in particolare, sono usciti bene dalle primarie per i parlamentari e alla fine può dirsi soddisfatto anche Franceschini, che porterà in Parlamento un drappello di fedelissimi tra cui Antonello Giacomelli e Francesco Garofani. Ma il dato di fondo resta: il segretario si è liberato dalla tutela dei maggiorenti del partito – e il simbolo di questa "liberazione" è il passo indietro del fondatore del Pd Walter Veltroni e dell'ex premier Massimo D'Alema - e la minoranza interna al Pd resta appannaggio del solo Matteo Renzi, che porterà alla Camera e al Senato una rappresentanza di 50 parlamentari. La rappresentanza renziana risulta tuttavia prima di alcuni uomini considerati molto vicini al sindaco di Firenze e fino a pochi giorni fa dati per certi in quota Renzi: restano fuori, ad esempio, il braccio destro Roberto reggi e il costituzionalista Francesco Clementi. In quota renziana entra invece a sorpresa Yoran Gutgeld, direttore di McKinsey, oltre ai fedelissimi Lino Paganelli Simona Bonafè e Luca Lotti e agli ex parlamentari di provenienza rutelliana Paolo Gentiloni ed Ermete Realacci.
Fuori per un motivo o per l'altro quasi tutta l'area liberal, da Enrico Morando a Stefano Ceccanti a salvatore Vassallo a Umberto Ranieri (molti di loro sono dati in uscita verso le liste montiane del Senato). Bersani sembra aver puntato sugli "indipendenti" per la rappresentanza dell'area più moderata della tradizione democratica: dall'economista Carlo Dell'Aringa all'ex direttore geenrale di Confindustria Gianpaolo Galli, saranno loro gli anti-Vendola in tema di crescita welfare e lavoro. Rientra per il rotto della cuffia Paola Concia, paladina dei diritti degli omosessuali. Novità dell'ultima ora anche la candidatura di alcuni esterni di area cattolica: ci saranno tra gli altri Edoardo Patriarca (presidente del Centro nazionale per il volontariato», Ernesto Preziosi (ex presidente dell'Azione Cattolica), la storica Emma Fattorini e Flavia Nardelli Piccoli, candidata in quota renziana e figlia del segretario Dc Flaminio Piccoli. La Piccoli dovrebbe addirittura correre come capolista in Piemonte soffiando in corner il posto di capolista all'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano. Due outsider pure dal mondo della stampa: l'ex numero due di Corsera Massimo Muchetti e il direttore di Rainews24 Corradino Mineo. Infine la squadra dei fedelissimi di Bersani: degli uomini della segreteria non parlamentari il segretario porta Maurizio Migliavacca, Nico Stumpo e Davide Zoggia. In Parlamento, oltre allo storico Miguel Gotor, anche i giovani del comitato per le primarie Alessandra Moretti, Roberto Speranza (capolista in basilicata) e Matteo Giuntella. Continueranno a far parte dello staff bersaniano non da parlamentari, invece, il portavoce Stefano Di Traglia e la direttrice di Youdem Chiara Geloni.

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