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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2013 alle ore 15:59.

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Test diagnostici a rischio per i bambini in Lombardia. L'allarme arriva dai sindacati dei medici pediatri che protestano contro i tagli appena effettuati dalla Regione Lombardia: una riduzione di 5 milioni di euro per i pediatri di libera scelta lombardi, in tutto 1.210 professionisti che lavorano in convenzione con le 15 Asl del territorio. La scure si abbatterà, in particolare, sulla quota aggiuntiva regionale destinata a servizi di diagnostica e attività di screening, come gli esami dell'udito e della vista dei bambini. E in diverse Asl regionali sono già pronti i cartelli. «Dal 1° gennaio alcune prestazioni non vengono più rimborsate dalla Regione», avvertono.

«Gli esami più sacrificati saranno quelli effettuati dal pediatra nel suo ambulatorio: come il tampone faringeo per rilevare lo streptococco, oppure la Pcr, la spirometria e i test allergologici», denuncia Rino Rosignoli, segretario regionale della Fimp, Federazione italiana dei medici pediatri che in Lombardia conta circa 200 iscritti.

La Fimp, su questo tema, ha appena sottoscritto l'accordo con la Regione, insieme al sindacato Cipe. «È stata una scelta obbligata. Abbiamo firmato - spiega Rosignoli - perché in mancanza di un'intesa sarebbero decaduti gli accordi degli ultimi 15 anni, in primis i fondi aggiuntivi dalle singole aziende». «Ma il rischio è che questa decurtazione ricada su servizi essenziali, mentre per i pediatri si prevede un taglio dello stipendio pari a 500-700 euro al mese».

Pediatri sul piede di guerra minacciano di far pagare gli esami
«Il taglio potrebbe riguardare iniziative importanti come il progetto "0-5 anni" che punta a garantire l'assistenza pediatrica ai nuovi nati», rincara la dose Rinaldo Missaglia, a capo del sindacato Simpef, che con circa 800 iscritti è il più numeroso in Lombardia. «Ora il rischio è che si ritorni alla situazione di qualche anno fa, quando non c'era copertura sufficiente per i più piccoli».

La decurtazione di 5 milioni, sottolinea Missaglia, «rappresenta circa il 20% delle risorse aggiuntive erogate alle Asl per attività di diagnostica, controlli, prevenzione dell'handicap. In tutto 25-26 milioni di euro destinati, ad esempio, ai "bilanci di salute" dei piccoli, ossia le visite-filtro che comportano diversi test, per la sordità, ma anche la gestione di problemi cronici come l'asma e l'obesità».

La ricaduta sullo stipendio dei pediatri, secondo Missaglia, è di circa «5-8mila euro l'anno». Ma il rischio più grave - conclude il pediatra - è che «tutto questo avvenga in una situazione caotica, in cui ogni Asl si muove come vuole». Il sindacato Simpef ha partecipato agli incontri con la Regione, ma a causa della sua recente costituzione non è intervenuto alla sottoscrizione dell'accordo.

Adesso, dopo la firma dell'intesa, c'è chi minaccia di far pagare le prestazioni alle famiglie dei bambini. «La protesta non è stata organizzata, ma demandata a scelte locali dei singoli professionisti» spiega Missaglia. Alcuni medici mettono già le mani avanti, avvertendo che in futuro le prestazioni potrebbero avvenire - a pagamento - negli ambulatori dei pediatri, in base a tariffe della libera professione. Un esempio? «Un tampone faringeo potrebbe costare circa 15 euro».
Resta sempre la possibilità di fare eseguire i test diagnostici nei laboratori, gratuitamente, «ma con il rischio di un allungamento di tempi e modalità», dice il pediatra.

La Regione: tagli necessari
Far pagare le prestazioni ai genitori dei bambini? «Un pediatra non può svolgere attività privata durante l'orario previsto dalla convenzione con la Asl», è la risposta netta di Maddalena Minoja, responsabile della medicina convenzionata territoriale della direzione Sanità di Regione Lombardia.

«Certo, un taglio dalla Regione è stato fatto, come conseguenza della spending review del Governo», conferma Maddalena Minoja. «Si tratta della riduzione del 15% sulla quota aggiuntiva regionale dei pediatri, ma la ricaduta sul salario è molto inferiore a quello dichiarato dai sindacati: la riduzione si aggira, in media, intorno a 340 euro lorde, ossia circa il 3% dello stipendio complessivo di un pediatra. È questa la cifra che si ottiene ripartendo l'importo totale dei tagli, 5 milioni di euro appunto, tra i 1.210 pediatri di libera scelta presenti in Lombardia».

Un pediatra con mille assistiti guadagna circa 130mila euro lorde, ma la cifra varia a seconda del numero di bambini seguiti, con un tetto massimo di 1.200 -1.400 assistiti. Per la pediatria la Lombardia spende una cifra superiore ai 160 milioni di euro. «Per ogni bambino - spiega Minoja - la Regione spende in media 152 euro l'anno».

Lo stipendio di un pediatra è una complicata somma di diverse voci: oltre a una quota fissa - stabilita in base all'accordo nazionale - è prevista infatti una quota regionale, relativa all'accordo con la regione, e un'altra definita in base all'accordo con la singola azienda sanitaria. Ed è proprio su questa quota che è caduta la scure della Regione, «imposta dai tagli a livello nazionale».

Per la pediatria la Lombardia spende una cifra superiore ai 160 milioni di euro. Un milione e 145mila bambini è invece il totale degli assistiti.

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