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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2013 alle ore 13:10.

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«C'è questa modifica nel simbolo, c'è il mio nome»: così il segretario della Lega Maroni ha confermato in conferenza stampa che ci sarà il suo cognome nel simbolo elettorale del Carroccio, al posto di "Padania"che da statuto aveva recentemente sostituito il cognome dell'ex segretario Bossi.

«Nelle liste non nomi grossi»
Sull'esigenza di mettere in lista esponenti di primo piano del Carroccio come il lombardo Matteo Salvini per favorire la vittoria in Lombardia, il segretario ha detto che non ce ne sarà bisogno: «Dobbiamo mettere le persone giuste, non nomi grossi. Vinceremo con tranquillità».

«Albertini? La sua candidatura è ininfluente»
«Non so se rimane o se si ritira», ma la candidatura di Gabriele Albertini - ha affermato Maroni - «ormai é ininfluente». Maroni ha escluso che in Lombardia ci sarà un testa a testa con il candidato del centrosinistra Umberto Ambrosoli. Si é poi detto «disponibile a qualunque confronto» televisivo con i due avversari, Ambrosoli e Gabriele Albertini. «Finora nessuno me lo ha chiesto - ha affermato - ma sarei ben felice di farlo».

«Sul 75% delle tasse al Nord non arretro. Misura da 16 miliardi annui»
Maroni ha ricordato che l'accordo firmato nella notte tra domenica e lunedì con il Pdl prevede l'obiettivo di trattenere nelle regioni del Nord il 75% delle tasse pagate su quel territorio: «Ho letto due reazioni - ha affermato l'esponente leghista -, una secondo la quale è impossibile, l'altra secondo la quale è già così. Sono sbagliate entrambe e figlie della consapevolezza che si tratta di una proposta seria. Non arretro di un millimetro». Secondo Maroni «nella peggiore delle ipotesi, oggi siamo al 66% e quindi c'è un saldo di 16 miliardi in più l'anno».

«Monti: ha imparato presto il teatrino della politica»
Il leader del Carroccio ha attaccato il presidente del Consiglio dimissionario Mario Monti: il dibattito tra il Pd e il professore sugli equilibri del Senato, ha osservato, dimostra che il professore «ha imparato presto il teatrino della politica».

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