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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2013 alle ore 15:31.

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La Cassazione apre alla possibilità di fare crescere figli in una coppia omosessuale. La sentenza n. 601 della Prima sezione civile, depositata oggi ha respinto il ricorso di un immigrato musulmano che vive a Brescia. L'uomo si era rivolto alla Corte per contestare la decisione con la quale la Corte d'Appello, il 26 luglio 2011, aveva affidato in via esclusiva il figlio minore alla ex compagna.

L'uomo a corroborare la sua tesi, aveva anche fatto presente che la sua ex era andata a vivere con una assistente sociale della comunità per tossicodipendenti nella quale, anni prima, era andata a disintossicarsi la madre del bambino conteso. Secondo l'uomo era dannoso che il minore fosse educato in un contesto omosessuale.

In particolare, l'equilibrato sviluppo del bambino sarebbe stato compromesso dalla permanenza in un contesto del tutto disallineato rispetto ai diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio come previsto dalla Costituzione.

La Cassazione ha però respinto il ricorso, confermando di fatto la permanenza del minore nella famiglia omosessuale, sottolineando come la necessità di sottrarre il bambino alla coppia di donne non si fonda su certezze scientifiche o dati di esperienza. Conta piuttosto un «mero pregiudizio che sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omossessuale». In questo modo cioè si dà per dimostrato quanto è invece da provare (e non è stato fatto). Inevitabile quindi il semaforo rosso all'impugnazione.
Esulta Arcigay che parla di «sentenza storica, con tribunali che ancora una volta hanno dato ragione a una coppia omosessuale»; mentre Maurizio Gasparri (Pdl) contesta un «precedente grave e pericoloso».

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