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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2013 alle ore 06:40.

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ROMA
Mario Monti vola nel pomeriggio a Milano per presentare il "tridente" che la sua formazione presenterà al Senato: Pietro Ichino (ex Pd), Mario Mauro (ex Pdl) e Gabriele Albertini, candidato per la carica di Governatore. Quando lascia Roma il lavoro sulle liste che andava avanti ininterrottamente da giorni era dato per chiuso: manca solo la "bollinatura" finale di Enrico Bondi, il commissario chiamato da Monti a passare al vaglio curriculum e potenziali conflitti di interesse dei potenziali candidati, era quanto trapelava dallo staff del Professore. La situazione, però, è più complicata, perché nel puzzle dei nomi a non tornare è la distribuzione dei capilista, in particolare tra le componenti cattoliche e quelle che fanno riferimento a Italia Futura, per la lista unica al Senato. Tutto rinviato a stamattina, forse.
Nel frattempo il Professore ha deciso a sorpresa di andare in Lombardia, una delle Regioni decisive per l'affermazione di una limpida maggioranza del Pd a Palazzo Madama e presenziare al lancio del manifesto «Nasce a Milano la nuova politica» presentato da Albertini. E per sgombrare il campo dalle accuse dei democratici chiede: «Davvero pensate che avrei messo in moto tutto questo per poter essere un'entità di minoranza, ma bloccante, per rendere più divertente la vita in Senato?». Il suo obiettivo è un altro: «Contribuire a cambiare la politica italiana e coinvolgere la società civile: se questo orientamento non sarà il primo, l'Italia sarà abbastanza condannata all'arretratezza». Quindi l'appello alla società civile che deve passare «dal mugugno alla costruzione della cosa pubblica, unendo persone dalla capacità riformatrice indipendentemente da dove siedano nell'arco parlamentare». Come appunto Albertini, Ichino e Mauro. Imbarazzo od odore di trasformismo? «Io credo di no. Hanno fatto la scelta del futuro invece che del passato, di schierarsi sulle idee e non sulle scatole, cioè i partiti». Ichino, per esempio, per portare avanti le proprie idee «ha corso molti rischi». E qui Monti ne approfitta per una nuova digressione anti-Cgil (mai citata): «A volte le istanze etiche genuinamente sentite da certe organizzazioni politico-sociali finiscono per non fare l'interesse delle persone o delle categorie che vogliono tutelare ma il loro danno».
La conferenza stampa serve anche per lanciare la corsa di Albertini alla regione Lombardia contro il leghista Roberto Maroni. «Sono profondamente deluso e dall'impostazione della Lega per la quale avevo anche simpatia» dice il premier dimissionario che taglia giudizi netti anche sul federalismo: la riforma del Titolo V «per alcuni aspetti è stata devastante» dice Monti per il quale l'Italia deve «andare verso un federalismo responsabile». Si parla poi del governatore uscente Roberto Formigoni e l'ex rettore della Bocconi fa intendere di aver ricevuto una sua richiesta di apparentamento ma di averla respinta. Formigoni smentisce. C'è poi il richiamo dell'Agcom per la presenza giudicata eccessiva del premier in tv: «Le regole vanno rispettate» replica diplomaticamente Monti ma «confido che, considerato che ci sono anche altri personaggi con forte tendenza e magistrali capacità all'esposizione televisiva, le regole siano fatte rispettare severamente». Vale a dire Berlusconi.
Nelle stesse ore a Roma il lavoro sulle liste va avanti senza sosta con l'obiettivo di presentare le scelte definitive entro oggi. Tutti i nominativi sono passati sotto la lente di Bondi ma a far slittare i tempi sono i conti che non tornano sulla lista unitaria al Senato: e finché non si chiude non si possono comporre le singole liste della coalizione montiana alla Camera. Forte il malcontento degli uomini di Italia Futura per le concessioni fatte alla componente cattolica di Andrea Riccardi (in Veneto spazio a Gianpiero Dalla Zuanna ai danni del montezemoliano Fabio Gava) e ai politici ex Pd (Ichino capolista in Toscana, Alessandro Maran in Friuli Venezia Giulia). Intanto dal mondo cattolico del Forum di Todi arriva la candidatura di Giorgio Guerrini (ex Confartigianato, in corsa però con l'Udc). Dentro anche Alessio De Giorgi, direttore di Gay.it. Le defezioni: hanno deciso di non esserci gli ex Pdl Franco Frattini e Santo Versace ma anche il generale Vincenzo Camporini. Ha declinato l'invito di Monti Piera Levi Montalcini, nipote del premio Nobel, consigliere piemontese del centrosinistra. Corrado Passera ha ufficializzato che non sarà della partita. Ma questo lo si era già capito.

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