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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2013 alle ore 21:41.

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New York - Per la Casa Bianca, le opzioni per evitare un default degli Stati Uniti se i repubblicani non cederanno sul tetto del debito appaiono difficili e impopolari. Washington potrebbe sfondare definitivamente il tetto, oggi fermo a circa 16.400 miliardi di dollari, a partire da meta' febbraio e comunque entro la fine del prossimo mese. Il Tesoro ha gia' messo in atto le misure straordinarie piu' agevoli per estendere fino ad allora le risorse del Paese. In febbraio potra' soltanto ricorrere a misure ben piu' drastiche: sul tappeto potrebbero esserci soltanto tagli draconiani e generalizzati alla spesa governativa, pari al 40% del totale, rinvii degli assegni per la pensioni del Social Security come dei pagamenti dei contratti per gli appalti della difesa e cessioni di asset quali riserve aurifere o titoli garantiti da mutui. O al piu', nella migliore delle ipotesi, una lenta agonia di pagamenti razionati e graduali man mano che si materializzano nuova entrate fiscali, identificando priorita' che premino ad esempio i pensionati rispetto agli appalti della Difesa. Ammesso che, naturalmente, non si voglia "manovrare" anche con scottanti rinvii di pagamenti degli interessi sul debito.

Queste opzioni draconiane sono tornate d'attualita', innervosendo analisti e investitori, perché' la Casa Bianca ha escluso negoziati sul tetto del debito con l'opposizione mentre questa finora non ha accennato ad ammorbidire la sua richiesta di tagli in spesa in cambio di qualunque nuovo indebitamento. E perche' nei giorni scorsi ha smentito qualunque intenzione di ricorrere a provvedimenti creativi ma di dubbia credibilita'. Tra questi coniare una moneta di platino da mille miliardi, da depositare presso la Federal Reserve per ritirare cosi' una parte del debito. Oppure ricorrere al 14esimo emendamento della Costituzione, che secondo alcuni esperti potrebbe autorizzare il presidente ad agire senza il consenso del Congresso. Un nutrito gruppo di parlamentari democratici, e anche di economisti liberal quali il premio Nobel Paul Krugman, aveva invitato l'amministrazione a ricorrere a qualunque mezzo legale pur di superare l'intransigenza dei repubblicani, che in cambio di aumenti del tetto sul debito vogliono altrettanti tagli di spesa. "Ci sono solo due opzioni _ ha invece precisato gia' nel fine settimane il portavoce di Obama, Jay Carney _ il Congresso puo' pagare i suoi conti o spingere il Paese verso il default".

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