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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2013 alle ore 12:01.

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Stanziamenti pubblici, -73% in 10 anni
A fare il punto sugli scenari economici possibili nell'ambito della programmazione delle risorse comunitarie ci pensa Massimo Deandreis, direttore generale Srm, che sottolinea il trend calante degli investimenti infrastrutturali nell'ultimo decennio, calati del 73%, ma anche l'opportunità offerta dalla legge di Stabilità 2013 che prevede un aumento delle risorse statali destinate nuove infrastrutture pari a 2.4 miliardi di euro aggiuntivi, che interrompe la "caduta libera" degli stanziamenti.

Le tre A che rendono forte il Sud
Lo studio elaborato da Srm evidenzia come il Mezzogiorno sia parte integrante del modello produttivo italiano, grazie ad una ancora rilevante produzione manifatturiera in particolare nei settori delle tre A - Aereonautico, Automotive e Agroalimentare – con l'apporto di shipping, imprese marittimo portuali e "Sistema moda". La conferma arriva adalle previsioni di crescita dell'export, che continuerà ad aumentare anche risopetto al periodo precedente: + 2,4% tra il 2007 e il 2011 (+1,1% la media italiana); + 3,9% tra il 2012 e il 2015 (3,7%). Concentrando l'attenzione sul settore aereonautico, Deandreis ha ricordato come nelle prime due regioni dell'area meridionale, Campanaia e Puglia, si concentri attualmente il 31% del fatturato nazionale. Stesso discorso per l'Automotive: la Campania, con circa 5 miliardi di fatturato, è da considerare la terza regione «auto motive» italiana.

Tajani (Commissione Ue): «Occorre piano crescita di dimensione euroopea»
Della necessità di riportare il Sud al centro dell'agenda politica, partendo da un piano ambizioso d'infrastrutture, parla anche il vicepresidente della Commissione europea e responsabile per l'industria e l'imprenditoria, Antonio Tajani. «Anche per rafforzare la credibilità italiana - sottolinea Tajani - nell'attuale negoziato sul bilancio europeo è indispensabile abbandonare un certo fatalismo e rimettere il Sud in cima all'agenda politica. E questo si può fare proprio partendo da un piano ambizioso e credibile d'infrastrutture per il Mezzogiorno». Per Tajani, «investire al Sud senza, in parallelo, dare risposte a problemi strutturali, quali mancanza d'infrastrutture, legalità o inefficienza dell'amministrazione, è come mettere l'acqua in un recipiente che perde». Per far uscire il sud dalla recessione che lo attanaglia, conclude, occorre ragionare su un «Piano crescita in una dimensione europea che metta in campo tutte le risorse disponibili e dia priorità alle infrastrutture», piano che deve prendere le mosse «dal miglior utilizzo dei fondi strutturali ancora disponibili nell'attuale programmazione», con una prospettiva di lungo periodo, «tracciando le linee programmatiche per i fondi 2014-2020». Il tutto, in sinergia con gli investimenti della Bei e altri fondi Ue per la competitività «che la Commissione ha proposto di aumentare: da 54 a 80 miliardi per Orizzonte 2020, il raddoppio dei fondi di Cosme per accesso al credito, e da 14 a 50 miliardi per le infrastrutture»

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