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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2013 alle ore 18:46.

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Ci sono volute 12 ore di feroci discussioni fino a notte fonda ma alla fine con 265 voti su 300, il Parlamento greco, durante una delle più tempestose riunioni degli ultimi anni, ha approvato la proposta dei tre partiti che sostengono il governo Samaras, Nea Dimokratia (centrodestra), Pasok (socialista) e Sinistra Democratica. Una proposta con la quale si chiede l'istituzione di una commissione d'inchiesta parlamentare che indagherà su eventuali responsabilità dell'ex ministro delle Finanze del Governo Papandreou, Giorgos Papaconstantinou, sulla vicenda della cosiddetta "lista Lagarde", dal nome dell'ex ministro dell'economia francese oggi direttore generale dell'Fmi che aveva fornito la lista di circa 2mila presunti evasori fiscali con conti correnti bancari presso la filiale HSBC di Ginevra. L'accusa è che Papacostantinou abbia tenuto nel cassetto il CD per due anni e cancellato dei nomi di suoi parenti dalla lista incriminata. La lista era stata trafugata da Falciani, un ex dipendente HSBC e consegnata al governo di Parigi che a sua volta l'aveva data per i rispettivi cittadini di competenza a Spagna, Grecia e Italia. In Italia e Francia è infatti conosciuta come lista Falciani mentre in Grecia è nota come lista Lagarde.

Molti greci intanto ritengono che le dure politiche di austerità abbiano colpito soprattutto i più poveri o coloro che le tasse le pagano già fino all'ultimo centesimo mentre chi le imposte è abituato a dribbarle da sempre non abbia sofferto molto negli ultimi sei anni di recessione nonostante i proclamati sforzi dei quattro governi che si sono via via succeduti dal 2009 per ridurre l'evasione fiscale in Grecia che pesa per circa 28 miliardi di euro di mancate entrate, secondo un recente studio condotto da Margarita Tsoutsoura della Booth School of Business dell'Università di Chigago.

L'austerità e le riforme sono dunque la medicina amara del riequilibrio necessario di chi ha perso l'accesso ai mercati ma molti ritengono che l'austerità abbia colpito in maniera ineguale e soprattutto che già è conosciuto al fisco.

Complici inoltre previsioni ottimistiche e calcoli errati sul moltiplicatore fiscale (i danni sul Pil ipotizzati, derivanti dai piani di austerity, erano stimati con una leva dello 0,5 mentre in realtà il "moltipliclatore dei danni" è risultato superiore a 1) da parte della troika le cose si sono complicate. E così dopo tre anni di aiuti si è tornati a parlare della nuova ristrutturazione del debito, mentre Atene rischia di scivolare dalla crisi economica a quella politica e sociale con gli estremismi che guadagnano sempre più consensi tra i greci stanchi di ballare da 30 mesi sul baratro della bancarotta in attesa di una soluzione definitiva che non potrà arrivare prima del voto tedesco del settembre 2013, quando cioè si potrà affrontare il tabù della ristrutturazione del debito in mano pubblica.

Ma torniamo alla vicenda parlamentare greca. Nella stessa seduta nella notte tra il 17 e il 18 gennaio 2013 il Parlamento ha respinto la proposta presentata dal partito della sinistra radicale, Syriza, che voleva che il Parlamento indagasse anche su eventuali responsabilità penali, per la stessa vicenda, dell'altro ex ministro delle Finanze e attuale leader del Pasok, Evanghelos Venizelos, e quella presentata dai partiti dei "Greci Indipendenti" (destra nazionalista) e Chrysi Avgi (filo-nazista), con la quale si chiedeva di indagare su eventuali responsabilità dei due ex primi ministri Giorgos Papandreou e Lucas Papademos. La vicenda rischia così di far saltare i già fragili equilibri della coalizione di governo, unico collante che finora ha tenuto in piedi il Paese nella crisi più difficile dal dopoguerra.

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