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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2013 alle ore 08:07.

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Non si conosce ancora il numero delle vittime tra gli ostaggi. Ma vi sono fondati timori che si rivelerà una carneficina. Né quello dei miliziani che componevano il commando di terroristi che mercoledì all'alba ha sequestrato 41 operatori stranieri e 150 algerini. Non si conosce la dinamica del blitz dell'esercito algerino per liberarli. Né si sa se il sito energetico attaccato è stato del tutto liberato. Non è chiaro neppure quanti ostaggi si trovino ancora nelle loro mani. In serata l'agenzia statale Algerian Press Service ha annunciato che l'operazione era terminata e il sito liberato, senza tuttavia rilasciare il numero delle vittime e dei superstiti. Per il governo algerino «i terroristi venivano dalla Libia». Molte cose sono ancora avvolte dal mistero.
Il grave attentato effettuato da un commando di estremisti islamici legati ad al-Qaeda nel sito di "In Amenas", al confine tra Algeria e Libia, ha avuto un tragico epilogo. Come si temeva, l'intervento dell'esercito algerino è stato pesante. Il bilancio delle vittime varia a seconda delle fonti. Secondo Al-Jazeera, almeno 35 ostaggi e 15 sequestratori sarebbero stati uccisi. Altre agenzie, come Reuters, parlavano di almeno sei vittime tra gli stranieri sequestrati.
Le cose non si erano messe bene sin da subito. Le rivendicazioni dagli autori dell'attentato - un gruppo legato ad al-Qaeda – per rilasciare gli ostaggi erano giudicate inaccettabili: fermare i raid francesi in Mali e scarcerare 100 estremisti detenuti in Algeria. Intorno all'impianto, gestito dalla britannica Bp, dall'algerina Sonatrach e dalla norvegese Statoil, l'esercito aveva subito schierato un ingente dispiegamento di forze. Ieri il blitz. Il primo, portato a termine con elicotteri militari, contro un un convoglio con cui, secondo le autorità algerine, gli islamisti stavano cercando di trasferire più a Sud una parte dei dipendenti stranieri. Costato la vita, sembra ad almeno sette occidentali e diversi terroristi.
Le autorità algerine hanno fatto sapere che, in un altro blitz, quattro ostaggi stranieri, due britannici, un francese e un keniano, e sembra 600 lavoratori algerini sono stati liberati dall'esercito. Fonti jihadiste hanno riferito che dopo l'attacco al convoglio è scattata un'offensiva aerea e terrestre contro il sito, il terzo giacimento di gas del Paese. Nel pomeriggio era corsa voce che l'esercito avesse preso il controllo di tutta l'area. Ma le dichiarazioni rilasciate da portavoce del gruppo autore del rapimento all'agenzia mauritana Ani suggerivano che parte del commando controllava ancora parte di In Amenas. «Tre belgi, due americani, un giapponese e un britannico sono sopravvissuti al raid dell'aviazione algerina contro il luogo dove erano detenuti», ha spiegato il portavoce. Secondo le testimonianze di alcuni ostaggi liberati il commando era organizzato, conosceva l'area, e disponeva di grandi quantità di esplosivo.
È un un giallo anche la vicenda degli ostaggi in fuga. «Quindici stranieri, fra cui una coppia francese, sono sfuggiti ai loro rapitori», ha riferito un'emittente privata locale, l'Ennahar. Poco prima l'agenzia algerina Aps aveva dato la notizia che erano riusciti a scappare dall'impianto di Amenas 30 algerini. Il numero delle vittime tra i terroristi, il commando era composto sembra da 60 uomini, è incerto. Si va dalle 15 alle 35.
Ma sono quei civili stranieri uccisi nel blitz dell'esercito ad aver suscitato più di qualche imbarazzo nelle cancellerie di alcuni Paesi. Il premier giapponese Shinzo Abe ha chiesto in un colloquio telefonico con la controparte algerina, Abdelmalek Sellal, di fermare gli attacchi contro i militanti islamici. Il premier britannico David Cameron è andato più in là, dicendosi «rammaricato» per non essere stato avvisato in anticipo riguardo l'operazione delle forze algerine. Gli Stati Uniti hanno chiesto ad Algeri spiegazioni. Nella notte c'è stato poi un colloquio telefonico tra Barack Obama e Cameron.
È infine ancora poco chiara la sorte di Mokhtar Belmokhtar, indicato dal ministro degli Interni algerino come il leader del commando. Belmokhtar è un noto estremista islamico, con una lunga esperienza prima in Afghanistan e poi nei gruppi legasti ad al-Qaeda nel Nord Africa. Aveva alle spalle una lunga serie di sequestri di occidentali. Nel 2012, si è avvicinato a una fazione scissionista che opera soprattutto nel nord Mali.
Alcuni esperti, tuttavia, sono scettici riguardo al legame tra la guerra in Mali e l'attacco contro il sito. «È stata una operazione organizzata ben prima, spettacolare e bisognosa di molta preparazione. Non è stata per nulla improvvisata», ha dichiarato un funzionario europeo.
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IL REGISTA DELL'ATTACCO TERRORISTICO

Obiettivo sensibile
Il giacimento algerino di In Amenas, situato al confine con la Libia, è il terzo del Paese in termini di produzione. Rappresentava dunque un target appetibile per il terrorismo islamico deciso a una controffensiva dopo l'azione francese in Mali. L'attacco, secondo le informazioni filtrate, è stato organizzato da Mokhtar Belmokhtar (nella foto a destra), detto il Guercio o l'Imprendibile. Belmokhtar, figura di spicco del terrorismo nel Sahara-Sahel, è un ex combattente in Afghanistan ora a capo di una corrente secessionista di Al-Qaeda nel Maghreb Islamico

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