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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2013 alle ore 08:11.

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MILANO
Stop al processo Unipol fino alle elezioni. A un passo dalla sentenza, i giudici del tribunale di Milano hanno sospeso ieri il processo a carico di Silvio e Paolo Berlusconi accogliendo la richiesta dell'avvocato difensore dell'ex premier, Piero Longo. Il processo è stato rinviato al 7 marzo, quando il collegio presieduto da Oscar Magi si ritirerà in camera di consiglio. La vicenda al centro del procedimento è quella della telefonata del 2005 tra l'allora presidente di Unipol, Giovanni Consorte, e l'allora segretario dei Ds, Piero Fassino, registrata durante la tentata scalata di Unipol a Bnl («Allora abbiamo una banca?»). Il file era stato trafugato illegalmente e fu fatto ascoltare a Berlusconi nella sua villa di Arcore. La trascrizione fu poi pubblicata sul Giornale. Il pm Maurizio Romanelli ha chiesto la condanna a un anno di reclusione per Silvio Berlusconi (accusato di concorso in rivelazione di segreto d'ufficio) e a tre anni e tre mesi per il fratello Paolo (che risponde anche di ricettazione).
La decisione di ieri contrasta con quella presa soltanto lunedì scorso dal collegio del processo Ruby, che aveva negato la sospensione del processo per legittimo impedimento chiesta dai legali di Berlusconi. Ma il giudice Magi ha deciso lo stop sulla base della «valutazione discrezionale» del collegio e anche perché sono state riconosciute «esigenze legate all'esercizio di un diritto» garantito dall'articolo 51 della Costituzione. Per i giiudici, la sospensione è giustificata «anche dall'esercizio dei diritti estranei alla difesa e al contraddittorio purché dotati di significativa rilevanza e non puramente dilatori», come prevede l'articolo 159 del Codice penale. Alla richiesta della difesa di Berlusconi si sono opposti il pm Romanelli e il legale di Fassino (parte civile nel procedimento), Carlo Federico Grosso.
Prima che il tribunale decidesse la sospensione del processo l'avvocato Massimo Montesano ha chiesto ai giudici di assolvere Silvio Berlusconi «senza se e senza ma». Montesano ha affermato che non esistono prove che Berlusconi abbia davvero ascoltato quel nastro e anche se lo avesse fatto «poteva non essere a conoscenza della segretezza del contenuto dell'intercettazione». Per Montesano, inoltre, l'imprenditore Maurizio Favata (l'accusatore dei fratelli Berlusconi) deve essere considerato «una persona non credibile». Sulla stessa linea anche l'avvocato Federico Cecconi, difensore di Paolo Berlusconi, che ne ha chiesto l'assoluzione per insufficienza di prove o per non aver commesso il fatto.
Sul collegio giudicante pende anche una richiesta di ricusazione presentata dalla difesa di Silvio Berlusconi. La richiesta è motivata dal fatto che uno dei tre giudici ha fatto parte del collegio del processo Mediaset, che ha condannato l'ex premier a quattro anni di reclusione per frode fiscale. Sulla questione deve pronunciarsi la Cassazione.
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