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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2013 alle ore 18:23.

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Sembrava ormai che la vicenda greca fosse indirizzata sul percorso di una seppur graduale soluzione quando all'improvviso e dopo aver appena sborsato mercoledì scorso la quota di competenza, l'Fmi torna a lanciare l'allarme sui conti di Atene.

Il debito greco «non è sostenibile» senza «trasferimenti diretti nel budget greco da parte della Ue», che «si è impegnata in tal senso a dicembre»: ha detto Poul Thomsen, inviato del Fmi all'interno della cosidetta troika. «Noi vediamo un buco nei conti» per gli obiettivi che deve raggiungere la Grecia e «gli europei devono riempirlo», ha aggiunto riaprendo al querelle che era stata faticosamente messa a tacere tra il direttore generale Christine Lagarde e il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble a dicembre a Bruxelles sui fondi che mancavano per poter mettere in sicurezza i conti greci nel 2016 e riportare al 120% il rapporto debito/Pil. Dopo un accordo di massima che prevedeva l'intervento degli europei «con aiuti supplementari» la vicenda era stata archiviata.

Ora però torna a turbare i mercati e i rapporti tra Fmi (dove gli emergenti premono per una riduzione dell'imepgno verso l'Europa) e gli europei. «C'è un gap, in base alle nostre proiezioni preliminari per il 2015-2016» di una cifra fino a «9,5 miliardi (di euro)», ha dichiarato Poul Thomsen, capo missione dell'Fmi per la Grecia, durante una conference call. «Quello che è cruciale è che gli europei sappiano che c'è un gap e che dovranno colmarlo».

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