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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2013 alle ore 09:38.

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ROMA
Fuori dalle liste del Pd i senatori uscenti Mirello Crisafulli e Antonio Papania, big in Sicilia e recordman di voti alle parlamentarie di fine dicembre, così come il casertano Nicola Caputo. Nessun problema invece per la giornalista anticamorra Rosaria Capacchione, indagata per calunnia. È quanto ha deciso ieri sera, non senza polemiche, la commissione nazionale di garanzia del partito presieduta da Luigi Berlinguer sul dossier liste pulite. La commissione ha poi preso atto della rinuncia preventiva effettuata da Bruna Brembilla e Antonio Luongo. Su Crisafulli pesa un rinvio a giudizio per abuso d'ufficio («giacobinismo e giustizialismo allo stato puro», è il commento dell'interessato); mentre Papania ha patteggiato una pena di 2 mesi e 20 giorni di reclusione per abuso d'ufficio quando ricopriva l'incarico di assessore al lavoro presso la regione Sicilia. Il campano caputo è invece indagato per rimborsi falsi come consigliere regionale. Una decisione non indolore, visto che già si preannuncia la rivolta del partito in Sicilia, ma necessaria per dare un segnale anche di fronte alle critiche che venivano dalla sinistra di Ingroia. «Ora ci aspettiamo che anche gli altri facciano lo stesso», è il messaggio che si vuole lanciare da Largo del Nazareno.
Chiusa la questione liste, oggi Bersani inizierà il suo tour elettorale a Milano con un'iniziativa assieme al candidato alla regione Umberto Ambrosoli e ai capilista Pd per Camera e Senato, Carlo Dell'Aringa, Cinzia Fontana e Massimo Mucchetti. Non a caso la Lombardia, una delle regioni a rischio con Campania e Sicilia per l'attribuzione del premio al Senato. Nelle stesse regioni si focalizzeranno le iniziative comuni (saranno 3) messe a punto proprio ieri in un vertice con Nichi Vendola. «Bisogna dare il segnale che c'è la coalizione e che il Pd non balla da solo», è il ragionamento fatto da Bersani e Vendola. Il leader di Sel e i suoi uomini sono particolarmente preoccupati per la crescita nei sondaggi della formazione "arancione" guidata da Antonio Ingroia, tanto da sperare in una rimonta di Beppe Grillo in coda di campagna elettorale (secondo i sondaggisti, infatti, Ingroia e Grillo pescano in un'elettorato simile). L'ultimo sondaggio, quello della Swg diffuso ieri, dà Rivoluzione civile sopra la soglia del 5% (al 5,4%) da una parte e dall'altra la coalizione di centrodestra al 27,2% grazie alla crescita di due punti del Pdl. Con il centrosinistra in leggero calo al 33% circa. Cifre che fanno riflettere, soprattutto se si pensa che la Swg non sfavorisce il centrosinistra nelle sue rilevazioni. Per Vendola e i suoi parlare di "inciuci" o "patti di non belligeranza" con Mario Monti non aiuta. «Il problema della concorrenza di Ingroia a sinistra esiste – ammette il braccio destro di Vendola, Gennaro Migliore –. Per me, il limite è che non c'è la coalizione. Si va in ordine sparso». Da qui, anche, il vertice di ieri.
Intanto Bersani, che lavora su tutti i fronti, ha voluto rassicurare sul rischio aumento tasse in caso di vittoria del centrosinistra (con Berlusconi la pressione fiscale «è aumentata di 4 punti», ha comunque precisato). «Non voglio fare Robespierre o Saint-Just: niente patrimoniale, solo tracciabilità fiscale», ha detto di buona mattina ai microfoni di Radio 24. Non è proprio una marcia indietro rispetto a quanto dichiarato nei giorni scorsi (ossia una tassa sui patrimoni immobiliari che superano il milione e mezzo di euro), ma certo è una vistosa precisazione: il Pd non ha mai pensato a una patrimoniale sulla ricchezza mobiliare, piuttosto vanno stanati i ricchi nascosti attraverso la lotta all'evasione fiscale. «Pensiamo solo a una maggiore progressività sull'Imu», ha spiegato Bersani. Dunque una semplice rimodulazione dell'Imu: far pagare di più a chi ha grandi patrimoni immobiliari e con quelle risorse togliere l'Imu «a chi quest'anno ha pagato 4-500 euro». Si tratta comunque di un'operazione a costo zero, precisano da Largo del Nazareno: dunque l'asticella dell'esenzione si fermerà dove si fermeranno le risorse, e potrebbe fermarsi un po' più in basso di 4-500 euro. «Se ci sono risorse per arrivare a esentare solo chi paga fino a 380 – spiegano dallo staff del leader Pd – lì ci si ferma». La precisazione di Bersani provoca l'immediato controcanto della Cgil, che va registrato: «La patrimoniale è assolutamente necessaria, l'Imu no basta», incalza Susanna Camusso.
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FACT CHECKING
BERSANI «Pressione fiscale: +4,3% con il Cavaliere» FALSO
Non è vero ciò che ha sostenuto Pierluigi Bersani sulla dinamica della pressione fiscale negli anni di governo Berlusconi: non è cresciuta di 4,3 punti percentuali. Ecco i numeri esatti dell'Istat: 1994-1995: +0,4%; 2001-2006:+0,7%. Dal 2009 al terzo trimestre del 2011: -2,2%. Se nel 2009 la pressione fiscale era al 42,8% del Pil nel terzo trimestre del 2011 s'attestava a 40,6%.
LA PROPOSTA
No a tassa su patrimoni mobili
Ieri il segretario Pd Pier Luigi Bersani ha precisato di non aver mai pensato ad una patrimoniale sulla ricchezza mobiliare, piuttosto vanno stanati i ricchi nascosti con la lotta all'evasione puntando sulla tracciabilità
Rimodulare l'Imu
Bersani vuole una maggiore progressività dell'Imu: far pagare di più chi ha grandi patrimoni immobiliari e con quelle risorse togliere l'Imu a chi quest'anno ha pagato 4-500 euro. Il tutto con un'operazione a costo zero

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