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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2013 alle ore 18:09.

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Per dare un'idea di quanto fosse irrazionale il dialogo politico a Washington, per evitare il fallimento, consequenziale al mancato rinnovo del tetto sul debito, si era ipotizzato di tutto. Persino di trovare una soluzione con radici nel 1868, quando fu approvato l'articolo quarto del quattordicesimo emendamento alla Costituzione.

Vediamo i dettagli, complicati, ma interessanti. Ci si trovava in quegli anni, subito dopo la fine della guerra civile, in una situazione debitoria ancora più complicata di oggi. «La validità del debito pubblico degli Stati Uniti, autorizzato dalla legge, incluso debito per le pensioni (…) non sarà messa in dubbio» leggeva il quarto punto dell'articolo 14 che voleva tranquillizare investitori e mercati finanziari. Ma l'articolo resta. E la Costituzione dice che si deve pagare il debito contratto. Basta? Non era mai stata invocata in passato. Occorreva dunque una interpretazione giuridica. È stata trovata nella lettura di due regole statutarie. La più vecchia è il tetto. La più recente istruisce il Tesoro a pagare i conti autorizzati dal Congresso. Complicato, ammetto e con mille incertezze visto che l'emendamento non è mai stato usato. La tesi: visto che la regola più recente prevale sulla vecchia e che il Congresso ha già approvato le spese, secondo i giuristi il punto 4 del 14esimo emendamento autorizza il Presidente a scavalcare il Congresso e il tetto non rinnovato evitando così il fallimento.

Ma ecco la politica: i repubblicani usano il tetto come arma di ricatto per costringere Obama a tagliare certe spese. E Obama ha detto che non invocherà la Costituzione perché se l'America fallirà sarà colpa dei repubblicani. Muro contro muro. Qualcuno avrebbe dovuto cedere. Lo hanno fatto i repubblicani. Ora si dovranno negoziare i tagli di spesa. Occhio, perché tre mesi passano in fretta.

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