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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2013 alle ore 06:36.

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Barbara Bisazza
«Il cliente, nel dubbio, non spende». Questo, in estrema sintesi, secondo molti operatori di settore, l'impatto del nuovo redditometro sulla propensione all'acquisto di beni o servizi non strettamente necessari alla vita quotidiana. È un impatto soprattutto di tipo psicologico, perché anche i contribuenti che non hanno nulla da nascondere sono preoccupati per gli aspetti burocratici e si sentono spesso impotenti nei confronti del Fisco.
Tra chi teme le maggiori ripercussioni figurano le agenzie di viaggi, le gioiellerie, i negozi di animali domestici, le agenzie di assicurazione. Effetti più contenuti per i centri sportivi e le beauty farm in contesti termali, per le scuole private e per il mercato delle opere d'arte. Impatto basso, secondo i datori di lavoro, anche per i contratti di collaborazione domestica ed effetti persino positivi per il settore del leasing, grazie alla diluizione nel tempo degli importi di spesa.
Le categorie più preoccupate
«C'è un senso di impotenza, non siamo mai stati preoccupati come ora», lamenta Mauro Bussoni, vicedirettore generale di Confesercenti. Per alcuni beni e servizi, le vendite hanno già risentito delle misure di tracciabilità finanziaria per le spese superiori a 3.600 euro e di limitazione del contante sotto la soglia dei mille euro. È il caso anche del comparto viaggi e vacanze, dove il problema è sempre più la concorrenza internazionale su un mercato globale. «I clienti vanno all'estero per sfuggire ai controlli», dice Fortunato Giovannoni, presidente di Fiavet. Considerazioni simili anche da Franco Gattinoni, presidente Ainet: «L'impatto del nuovo redditometro è già molto forte, mentre bisognerebbe incentivare i consumi».
Anche per gioielli e preziosi «da un paio d'anni si susseguono manovre che ci danneggiano», commenta Giuseppe Aquilino, presidente di Federpreziosi, «al punto che per gli orologi delle grandi marche abbiamo registrato nel 2012 una flessione del 50 per cento». Il redditometro, dice, «serve solo a spaventare la gente e non risolve i problemi veri». Tra le voci compaiono anche le spese per gli animali domestici, comprese quelle veterinarie. «Era il settore meno danneggiato dalla crisi – commenta il presidente di Aisad, Virgilio Camillini – ma per colpa dell'effetto psicologico stiamo già registrando un calo dei ricavi del 3-4%, non solo per l'acquisto, ma anche per l'alimentazione e gli accessori». Critiche anche dal presidente dei veterinari (Fnovi), Gaetano Penocchio: «È passato il messaggio che le spese veterinarie sono superflue, quando la prevenzione è una funzione di sanità pubblica». Per le polizze vita, «se ne faranno meno nelle aree a maggior rischio di evasione», valuta Claudio Demozzi, presidente del Sindacato agenti d'assicurazione (Sna). «Ma questi strumenti andrebbero incentivati, in un'ottica di promozione previdenziale, non messi all'indice».
Wellness, sport, scuola, arte
L'impatto del redditometro sarà meno importante per beauty farm e Spa in contesti termali, come osserva il direttore dell'associazione albergatori di Abano e Montegrotto Terme, Marco Gottardo: «Il business prevalente, per noi, è quello terapeutico. Rischiamo però un'ulteriore riduzione dei flussi turistici». Per palestre e piscine, secondo il presidente Fiis, Alessandro Valentini, «non ci saranno grosse ripercussioni perché gli importi in gioco non sono alti. Gli effetti potrebbero essere maggiori sui circoli sportivi o club più costosi». Forte l'impatto già registrato, invece, da Virgin Active Italia, che conta 26 villaggi fitness con 800 dipendenti e 120mila soci. «Gennaio è il mese più importante, insieme a settembre – dice il presidente, Luca Valotta –; circa il 5% dei potenziali clienti che non concludono ancora l'iscrizione indica esplicitamente il redditometro come motivazione».
Nel capitolo scuole private, comune il disappunto delle associazioni Agidae (paritarie cattoliche) e Aninsei (non statali laiche) per l'inserimento di una scelta d'istruzione, che comporta allo Stato risparmi per circa 7 miliardi l'anno, nel redditometro. «L'impatto sarà medio-alto a causa della scarsa credibilità del Fisco, che preoccupa anche chi paga le tasse», commenta Luigi Sepiacci, presidente Aninsei. «Le nostre rette variano da 500 a 6mila euro l'anno al massimo, compresi molti servizi – rileva padre Francesco Ciccimarra, presidente Agidae –. Nelle famiglie c'è disagio nel vedersi attribuire un elemento di ricchezza».
Per le opere d'arte la presidente delle Case d'asta (Anca), Sonia Farsetti, rileva che «il mercato è già molto regolamentato e soffre da qualche anno. Dal punto di vista emotivo, non fa bene sentirsi sotto tiro».
Lavoro domestico e leasing
Il redditometro non favorirà l'emersione del nero nei rapporti di collaborazione domestica. La presidente di Assindatcolf (datori di lavoro), Teresa Benvenuto, rileva che tale spesa non rappresenta più un indicatore di lusso, ma è necessaria per colmare le carenze del welfare. C'è anche chi pensa che il redditometro potrà in qualche modo favorire il business. È il caso del leasing di auto e imbarcazioni. «La nautica non avrà più coefficienti penalizzanti – osserva Maurizio Lazzaroni, presidente Assilea – e la locazione finanziaria ha il vantaggio di diluire la spesa nel tempo, riducendo l'importo annuale considerato nel redditometro».
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