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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2013 alle ore 14:16.

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Non è ancora finita la telenovela delle nuove regole europee sulla patente, entrate in vigore sabato scorso: per un ritardo della Presidenza del Consiglio nell'inoltro al Capo dello Stato, buona parte del decreto legislativo correttivo (Dlgs 2/2013) di quello che ha recepito le regole in Italia (Dlgs 59/2011) sarà applicabile solo dal 2 febbraio. Ora, man mano che su strada si presentano casi concreti, emergono nuovi problemi.

L'ultimo riguarda gli autisti professionisti "anziani". La riforma del Codice della strada (legge 120/10) aveva consentito agli autisti di autobus ultrasessantenni e a quelli di camion ultrasessantacinquenni (quindi che hanno superato i limiti di età consentiti ordinariamente per i veicoli più pesanti) di continuare a guidare fino ai 68 anni, se anno per anno ottengono un attestato di idoneità fisica. Da sabato 19 gennaio, chi supera i limiti d'eta ordinari e guida quei veicoli senza un attestato valido va incontro a sanzioni penali.

Ma dal 2 febbraio si passerà a una semplice sanzione amministrativa di 155 euro. A parte la clamorosa differenza (se un'infrazione è considerata tanto grave da punirla penalmente, non si può poi consentire al trasgressore di cavarsela con una multa non tanto pesante oppure la violazione non è così grave e allora non ha senso considerarla reato), di fatto il 2 febbraio scatterà una depenalizzazione. Che, come tutte, porterà all'impunità: i trasgressori colti in fallo durante il periodo di vigenza della sanzioni penali potranno far notare al giudice che le norme sono diventate più favorevoli. La palla passerà quindi alle prefetture, che però non potranno applicare nemmeno le sanzioni amministrative, mancando una norma che le autorizzi a farlo.

Lo stesso problema era emerso già dalla settimana scorsa nel caso dei giovani motociclisti che hanno la patente A1 e guidano una moto potente. Al contrario, nella guida senza patente di macchine operatrici e agricole, in questi giorni scattano solo sanzioni amministrative, che dal 2 febbraio diventano penali.

Tutti questi inconvenienti si riflettono sull'operatività delle forze dell'ordine, per cui si crea imbarazzo nelle pattuglie. Un imbarazzo che si estende probabilmente ai ministeri, come testimonia il valzer delle date di entrate in vigore iniziato venerdì pomeriggio sulla versione online della Gazzetta Ufficiale, appena vi è comparso il decreto correttivo: nelle note che normalmente accompagnano le norme pubblicate, inizialmente si parlava - com'era giusto - di 2 febbraio (salvo alcune parti elencati dall'articolo 24 dello stesso Dlgs 2/13), ma pochi minuti dopo l'indicazione è stata corretta in "19 gennaio".

Una versione che avrebbe evitato il caos, ma non appariva sostenibile giuridicamente: le sulla data di entrata in vigore sono una mera indicazione "di cortesia" e non hanno valore ufficiale. Forse anche per questo il portale pubblico delle leggi (www.normattiva.it) considerava ancora il 2 febbraio. E stamattina anche il sito della Gazzetta Ufficiale è "tornato sui suoi passi", ripostando di nuovo la data del 2 febbraio.

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