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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2013 alle ore 21:19.

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È tempo di bilanci sulla giustizia. In Italia e in Europa il ministro della Giustizia illustra l'operato del governo nell'ultimo anno e, indossando idealmente la sua toga di avvocato, difende appassionatamente i risultati ottenuti e scommette che altri ne verranno. Paola Severino è infatti fiduciosa sui benefici che la giustizia italiana trarrà dalle misure approvate e da quelle messe in cantiere. È quasi certa che l'Europa apprezzerà il lavoro svolto e quello che sarà portato a termine. Ed è sicura che la fiducia nell'Italia aumenterà e che qualunque valutazione sul nostro paese in futuro terrà conto dei «risultati obiettivi, non solo di percezioni o di idee fondate su passate esperienze, ormai alle nostre spalle».

Sia nella relazione preparata per l'inaugurazione del nuovo anno giudiziario (depositata ieri in Parlamento anche in vista della cerimonia in Cassazione venerdì prossimo) sia in quella di fronte all'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (dove per la prima volta interviene un ministro della Giustizia italiano) riunito per discutere delle «inefficienze strutturali» degli Stati membri, Severino ripercorre le tappe dell'ultimo anno e si augura che il prossimo governo continui sulla strada intrapresa.

Come anticipato dal Sole 24 ore del 12 gennaio, i dati sui processi arretrati e sulla loro durata non registrano significative modifiche: le pendenze del penale aumentano del 2,2% e la durata cresce (di 138 giorni) in tutti e tre i gradi di giudizio (1507 giorni in totale, ma la relazione fa riferimento all'anno solare 2011 e non all'anno giudiziario); nel civile, lieve diminuzione delle pendenze, ma l'arretrato è di ben 5.488.031 cause rispetto alle 5.922.647 del 2010. Insomma, resta la zavorra di quasi 9 milioni di processi. Quanto al carcere, le riforme approvate hanno ridotto dal 27 al 13% gli ingressi e di 8.647 unità i detenuti. Entro il 31 dicembre 2014 sono previsti 11.700 posti in più nelle patrie galere e 3178 sono già stati consegnati nel 2012.

I dati sul carcere sono stati illustrati anche a Strasburgo. Soprattutto a Strasburgo. Perché il carcere è un «tema che riveste per me la massima importanza» ha detto Severino di fronte all'Assemblea plenaria, ricordando l'impegno profuso per affrontare non solo il problema del sovraffollamento ma anche quello delle modalità di esecuzione alternative alla detenzione. «La nostra, la mia azione si è sviluppata su vari fronti, tutti rigorosamente STRUTTURALI» ha puntualizzato il ministro, sottolineando (con il maiuscolo nel testo della relazione e con il tono della voce nella lettura) piena sintonia con quanto ci ha chiesto la Corte di Strasburgo nella recente sentenza di condanna dell'Italia per trattamenti inumani e degradanti.

L'Italia è uno dei "clienti abituali" della Corte dei diritti dell'uomo a causa della lentezza dei processi. Proprio ieri sono arrivate altre tre condanne (per un totale di 120mila euro), relative a cause di esproprio durate tra i 12 e 14 anni. Il ministro non minimizza, ma ci tiene a sottolineare che le condanne dell'Italia riguardano «prevalentemente violazioni processuali, mentre di gran lunga inferiori sono le violazioni sostanziali». Il che non ci giustifica, e tuttavia è meno grave sul piano «etico-sociale».

Anche sul fronte dell'efficienza il ministro ha voluto ricordare (sia a Roma che a Strasburgo) che il governo ha seminato molto e che i frutti arriveranno. Tanto più se verranno recuperate le misure già in cantiere: oltre a quelle sul carcere (messa alla prova e detenzione domiciliare) quelle sulla prescrizione, sulla depenalizzazione, sull'autoriciclaggio; sugli irreperibili; sulla mediazione civile.

Quanto al già "seminato", il ministro ricorda la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, l'introduzione di misure per ridurre l'arretrato, soprattutto mediante il ricorso a best practices, il filtro in appello, l'informatizzazione degli uffici, il Tribunale delle imprese, la modifica della legge Pinto sugli indennizzi per l'eccessiva durata dei processi, la ratifica delle Convenzioni del Consiglio d'Europa sulla corruzione e l'approvazione della legge 190 sull'anticorruzione. E poi gli «ulteriori interventi per la crescita»: in materia di professioni e di fallimenti. Se sono rose fioriranno. Anche se Severino è più ottimista: «bisogna tendere all'impossibile - dice congedandosi da Strasburgo - per realizzare almeno il possibile».

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