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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2013 alle ore 15:49.

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Londra - Almeno mezzo miliardo di sterline. A tanto ammonterebbe il patrimonio immobiliare in Gran Bretagna del Vaticano a dare retta ad un'approfondita inchiesta pubblicata oggi dal quotidiano The Guardian. Danari provenienti dalle intese legate ai Patti Lateranensi e reinvestiti in pezzi prestigiosi della capitale britannica molti decenni prima del boom che ha fatto esplodere il prezzo del mattone nel centro di Londra. Un portafoglio in cui svettano edifici in New Bond street dove ha sede la gioielleria Bulgari, o il prestigiosissimo angolo fra Saint James square e Pall Mall. Pezzi di enorme pregio che si aggiungono ad altri proprietà nel cuore della capitale, ma anche in città di provincia come Coventry.

La articolata ricostruzione del Guardian svela che gli immobili fanno capo ad una società International British Grolux formalmente riconducibile a banchieri britannici - fra l'altro dall'ex ceo di Barclays John Varley - ma in realtà controllata da Vaticano. "L'intero protafoglio immobiliare della società deriva da quello a bilancio di due altre società consolidate nel 1999...il titolare ultimo la società svizzera Profima sa", sostiene il Guardian. Proprio Profima secondo l'indagine del quotidiano, è la società dove finirono i milioni di sterline che il regime di Mussolini avrebbe versato al Vaticano nel contesto, si evince, delle intese Lateranensi.

A gestirli per conto della Santa Sede ci avrebbe pensato l'avvocato Bernardo Nogara che i documenti degli archivi britannici recuperati dal giornale inglese considerano grande manovratore "nell'ombra". Sarebbe stato lui a piazzare il contante prima in Lussemburgo e poi in Svizzera con Profima che ha avuto in pancia gli immobili per decenni moltiplicando il valore di quella originaria "donazione" per un multiplo grazie al boom del real estate.

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