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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2013 alle ore 17:11.

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Il capo di Elstat, l'Ufficio di statistica nazionale greco, rischia da cinque a dieci anni di carcere per aver danneggiato gli interessi nazionali manipolando i conti pubblici. Non tuttavia nascondendo buchi più grossi della realtà – un trucco contabile per cui Atene si è già cosparsa il capo di cenere – ma gonfiando più del dovuto il deficit del 2009, quello precedente il primo piano di aiuti internazionali alla Grecia.

Le accuse nei confronti di Andreas Georgiou, 52 anni, vent'anni di onorato servizio all'Fmi, non sono nuove: già nel settembre 2011 un'ex membro dell'Ufficio di statistica lo accusò pubblicamente di aver gonfiato il deficit (dal 12 a più del 15% del Pil) applicando criteri contabili troppo restrittivi, in modo da giustificare le dure misure di austerity poi varate dal Governo socialista. Nell'indagine parlamentare che ne segui Georgiou si difese dicendo di aver solo allineato quei criteri agli standard di Eurostat. Ora però i pubblici ministeri Spyros Mouzakitis e Grigoris Peponis hanno chiesto di aprire un'indagine su di lui e su altri due dirigenti di Elstat con due ipotesi di reato: negligenza e false dichiarazioni dannose agli interessi nazionali.

Il deficit greco nel 2009 era stato stimato dal Governo conservatore uscente al 6%, una stima subito alzata dai socialisti dopo l'insediamento al Governo; nel 2010, poco dopo l'avvento di Georgiou alla guida di Elstat, fu ulteriormente innalzato al 15,4% ed Eurostat accettò la revisione.

Anche su queste basi sono stati decisi i due pacchetti di aiuti internazionali alla Grecia, pari a 240 miliardi di euro complessivi. Una cifra che ora qualche analista comincia a mettere in dubbio.

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