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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2013 alle ore 06:38.
Comincia la sua giornata tra i social network, poi passa ai microfoni di Radio2 e infine, in serata arriva negli studi di Ballarò dove segue la trasmissione fino alla sua intervista intorno alle 23. Una giornata lunghissima per Mario Monti che comincia a prendere il ritmo di una campagna elettorale che dà poca tregua soprattutto se abbinata agli impegni di Governo e a quelli internazionali, come quello di oggi a Davos che il premier inaugura con un discorso dal titolo "Governare le avversità".
Un tema che gli si addice anche se ieri le avversità non le ha escluse: «L'Italia salva? Dipenderà dal voto». Esclude una manovra aggiuntiva, Monti, spiegando che nell'accordo Ue è previsto il computo degli effetti negativi della congiuntura anche se ricorda che il "cappio" del pareggio di bilancio anticipato al 2013 fu sottoscritto da Berlusconi-premier con l'Ue. E proietta di nuovo l'immagine di una Grecia – con meno 20% di Pil, disoccupazione, inquinamento perché costretta a bruciare legna per l'austerity – come spettro dell'Italia quando nel novembre 2011 si insediò a Palazzo Chigi. Davanti agli schermi di Ballarò si impegna su tre provvedimenti: «Nuova legge elettorale, riduzione dei parlamentari e dei costi della politica, riforma del titolo V e delle competenze regionali per una più efficace politica delle infrastrutture».
Dice che il centro non esiste e che c'è bisogno di «meno tasse come dice il Cavaliere» e «meno corruzione come dice Bersani» ma l'Italia non può essere governata né dall'uno né dall'altro. «Non ho la capacità di manipolazione della realtà di Berlusconi, ho visto anche Alfano stasera (ndr, ieri sera a Ballarò) che – devo dire – non è così spiritoso quando è con il suo capo». E poi attacca il Pd: «Non vedo la capacità di Bersani di fare un governo con Vendola e Camusso. Sono d'accordo con Grillo quando dice che siamo in guerra e come lui ho la profonda sfiducia che Berlusconi o Bersani possano guidare l'Italia».
Dunque dalle alleanze esclude Vendola. «Non credo che governerò con Vendola, la mia lista parteciperà a governi solo se avranno un chiaro orientamento riformatore e Vendola non mi sembra risponda ai requisiti». E sembra escludere anche un'alleanza con il centro-destra quando dice che «Alfano non è niente, il problema è lui con Berlusconi e la Lega». Salva Fini e Casini che per primi hanno visto i limiti del bipolarismo e si sono adattati alle regole di "presentabilità" dei candidati.
L'indice è puntato contro il Cavaliere per i suoi candidati impresentabili «scelti o esclusi in modo cinico e col bilancino calcolando i voti». E boccia i giudizi che dà sul Pd. «Ha torto Berlusconi a dire che c'è un pericolo comunista. Il Pd ha una gloriosa storia comunista dalla quale si è andato gradualmente affrancando. All'inizio non ha appoggiato la costruzione europea, recentemente sì». Nessun passo avanti invece per l'ex premier che anzi ha annunciato una rivoluzione liberale ma non è stata «né rivoluzionaria né liberale» mentre in Europa «è ricordato per la sua cordialità ma non per come ha inciso sui fatti» e poi l'ultima stoccata: «Attribuire le colpe alla Merkel è indice di provincialismo» mentre lui dice di aver avuto vari «corpo a corpo con la cancelliera».
Insomma, se nel '94 Monti ha ammesso di aver votato per Forza Italia dopo, alla trasmissione 28 minuti di Barbara Palombelli su Radio2, confessa di aver avuto successivamente «molta simpatia per Prodi». Dice poi di non aver mai «violato» i consigli del capo dello Stato mentre attacca se gli si parla di Eugenio Scalfari e Massimo D'Alema che lo hanno accusato di «immoralità» per la sua virata da tecnico a politico. «Non li considero minimamente in grado di valutare la mia moralità». E nega pure di essere massone. «No e non so neanche bene che cosa sia la massoneria. Ho sempre combattuto i poteri forti» e sottolinea anche il fatto di non aver baciato l'anello del Papa quando fu in visita al Vaticano. Dunque, nessuna sudditanza né laica né cattolica. Né a Berlino.