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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2013 alle ore 06:37.

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Giorgio Squinzi Presidente di Confindustria (Imagoeconomica)Giorgio Squinzi Presidente di Confindustria (Imagoeconomica)

ROMA - «Siamo decisamente preoccupati perché dai programmi dei partiti riscontriamo insufficente attenzione ai problemi dell'economia reale, che in questo momento è il vero problema del paese». Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, affida ai microfoni del Tg1 il suo richiamo alle forze politiche che si stanno confrontando nella campagna elettorale. I dati del Centro studi di Confindustria, quelli della Banca d'Italia indicano anche per quest'anno un pil in calo di circa un punto.

Un 2013 quindi difficile: ecco perché Squinzi incalza la politica e proprio oggi Confindustria renderà ufficiale un documento con gli obiettivi che il paese si deve impegnare ad ottenere e le azioni da compiere per raggiungerli nell'arco della legislatura. Una serie di richieste che saranno presentate ai partiti per rilanciare l'economia.
«Abbiamo individuato tre obiettivi che riteniamo fondamentali. Il primo è una crescita superiore al 2% all'anno; il secondo è rimettere il manifatturiero al centro dell'attenzione del paese portandone l'incidenza sul pil ad oltre il 20% dal 16,7% di oggi. In Italia – ha sottolineato Squinzi – il manifatturiero ha avuto un drammatico calo del 25% rispetto al 2007. E poi raggiungere un rapporto tra debito-pil nell'ordine del 100 per cento».

Sono le indicazioni messe nero su bianco nel documento che è stato discusso ieri nel direttivo e che sarà riproposto oggi, nella giunta di Confindustria, prima di renderlo pubblico con una conferenza stampa. Il titolo è "Priorità: crescita e occupazione". Vengono indicati appunto obiettivi e le misure da realizzare, sia con una terapia shock da realizzare subito per dare immediatamente una spinta allo sviluppo, sia con riforme strutturali per consolidare la crescita: dalla burocrazia, al welfare, al fisco, al Titolo V della Costituzione, all'efficienza della giustizia. Una tabella di marcia dal voto al 2018, quando finirà la prossima legislatura, con indicazioni chiare e quantificate.
Tra le azioni shock, l'uso del fisco per la crescita, semplice e "amico". Va alleggerito il carico fiscale su chi crea ricchezza e occupazione: si pensa ad una riduzione del cuneo fiscale agendo sia sull'Irap che sulla contribuzione, per far scendere il costo del lavoro. Inoltre si pensa ad incentivi fiscali per far scendere il costo dell'energia, che vede l'Italia ancora penalizzata rispetto ai concorrenti europei. E si insiste sul credito di imposta per investimenti sia in ricerca che in infrastrutture. Altro punto importante, l'internazionalizzazione, per aumentare la presenza delle nostre imprese all'estero.

Tra le riforme, Squinzi insiste su quella della Pubblica amministrazione, con la semplificazione normativa, definendola la «madre di tutte le riforme». E in un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore ad inizio di gennaio sulla politica industriale per il paese, il presidente di Confindustria ha sollecitato la revisione del Titolo V della Costituzione e un nuovo assetto istituzionale propro come premessa per disegnare un nuovo perimetro dello Stato.
Il direttivo di ieri ha ricordato anche la figura di Riccardo Garrone, imprenditore genovese, presidente onorario della Erg, scomparso lunedì dopo una lunga malattia. «Ci ha lasciato una parte importante di noi, era un uomo e un imprenditore da cui possiamo solo prendere esempio», ha detto Squinzi. Il figlio, Edoardo, fa parte del vertice di Confindustria. E Squinzi si è rivolto a lui: «Può esserne fiero, noi possiamo solo continuare a lavorare per rispettare quei valori che hanno contraddistinto la sua vita e la sua storia di imprenditore e che hanno fatto grande il nostro paese».

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