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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2013 alle ore 10:53.

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In un quadro negativo per consumi e investimenti, è ancora una volta l'export la ciambella di salvataggio per le nostre imprese. Nel 2012 le vendite extra-Ue sono salite del 9,2% al record storico di 180 miliardi, portando il saldo commerciale in terreno positivo: oltre due miliardi di surplus, mai così alto dal 2003. Un dato però spinto verso l'alto anche dal calo delle importazioni, scese del 3,9% nel corso dell'intero 2012.

Se questo è il bilancio annuale, dicembre è certamente meno brillante, con un calo congiunturale dell'export dello 0,4% e una crescita tendenziale limitata all'1,5%. Frenata da valutare tenendo conto che il confronto vede a dicembre 2012 una giornata lavorativa in meno rispetto allo stesso periodo del 2011. Il bilancio dell'intero anno resta comunque ampiamente positivo, con una crescita del 9,2%, a distanza siderale dal quasi pareggio del nostro export verso l'Europa. Tra le aree geografiche, dicembre conferma la tendenza degli ultimi mesi, con una frenata decisa di Cina e India, in calo nell'intero 2012 del 10%.

Rallenta invece la corsa delle nostre merci verso gli Usa, anche se il calo di un punto a dicembre intacca solo in parte il "tesoretto" accumulato in precedenza e il bilancio annuo resta positivo di quasi 17 punti tra gennaio e dicembre. Ad evitare un dato negativo a dicembre è la performance a doppia cifra di Sud America (+12,9%) e soprattutto Africa Settentrionale (+20,4%), mentre cedono terreno Russia e Turchia.

Così, grazie soprattutto a Washington, il saldo commerciale chiude l'anno a oltre 2 miliardi di euro, una netta inversione di tendenza rispetto alla voragine 2011, quando il deficit superò ampiamente i 20 miliardi di euro. Per trovare un altro dato positivo nel commercio Extra-Ue si deve tornare insdietro di quasi dieci anni, al 2004, quando però l'avanzo si fermò a quota 407 milioni, mentre per rilevare un dato superiore occorre spingersi fino al 2003, quando l'attivo extra-Ue superò i tre miliardi.

A livello settoriale si osserva un surplus quasi raddoppiato per i prodotti non energetici, un balzo spiegato per il 70% dal comparto dei beni strumentali.

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