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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2013 alle ore 11:11.

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Le esportazioni giapponesi sono calate del 5,8% a dicembre rispetto allo stesso mese del 2011, portando il Sol Levante ad accusare nell'intero 2012 un deficit commerciale record di 6.927 miliardi di yen (oltre 78 miliardi di dollari): hanno pesato in particolare le tensioni con la Cina per le isole Senkaku, la ridotta capacità di assorbimento delle merci nipponiche di un'Europa in recessione e l'aumento degli oneri per le importazioni di materie prime energetiche dopo la chiusura di quasi tuttti gli impianti nucleari in seguito all'incidente di Fukushima.

Inoltre lo yen è rimasto alto per quasi tutto l'anno, cominciando a indebolirsi solo a partire dalla metà di novembre con la convocazione delle elezioni anticipate da cui è scaturito un nuovo Governo fermamente intenzionato a indebolire il cambio (il che sta provocando vivaci reazioni dei partner commerciali, dall'Europa agli Usa). Si tratta del secondo disavanzo commerciale annuale consecutivo, in controtendenza rispetto al costante surplus che si evidenziava dal 1980. Ora, con lo yen che ha perso l'11% sul dollaro e il 15% sull'euro da novembre, Tokyo crede in una ripresa dell'export.

Intanto la Corea del Sud ha reso noto che nel 2012 la crescita del suo Pil reale è rallentata dal 3,6% del 2011 al 2%, dopo che nel quarto trimestre il Pil è salito del +0,4% rispetto a un terzo triemstre in cui il progresso si era limitato a un +0,1 per cento. E' il settimo trimestre consecutivo di crescita inferiore all'1% per una economai molto dipendente dalle esportazioni, che sono state frenate dalla deboleza della domanda esterna e, di recente, anche dal rialzo del won. Tanto che il Governo ha appena varato un pacchetto di supporto alle piccole e medie imprese danneggiate dal cambio più forte e minaccia nuove restrizioni sui flussi di capitali.

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