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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2013 alle ore 06:39.

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Lo shale gas, che ha già ridisegnato il futuro energetico degli Stati Uniti, potrebbe presto rivoluzionare gli equilibri di forza sul mercato europeo, sottraendo alla Russia il ruolo dominante negli approvvigionamenti. È davvero un accordo storico quello siglato ieri a Davos tra il Governo ucraino e Royal Dutch Shell: Kiev ha affidato alla Major anglo-olandese il primo contratto per lo sfruttamento delle sue risorse di shale gas, metano racchiuso in rocce argillose di cui il progresso tecnologico ha reso oggi possibile l'estrazione.

Un contratto che potrebbe generare investimenti per 10 miliardi di dollari, forse addirittura 50 miliardi, se i test di esplorazione nell'area di Yuzivska, nella parte orientale del Paese, riserveranno sorprese positive. Ma il premio più grande potrebbe essere un altro: l'emancipazione dalla Russia.
Se tutto andrà per il meglio, nel 2018 l'Ucraina potrà contare su una produzione di 20 miliardi di metri cubi l'anno, afferma il ministro dell'Energia Eduard Stavitsky: abbastanza da affrancare del tutto il Paese dalla necessità di importare dalla Russia. Un cambiamento epocale, se davvero si realizzasse, capace di incidere profondamente sulle relazioni geopolitiche – e non solo commerciali – nel Vecchio continente.

Mosca ha spesso usato il gas come arma di ricatto contro l'Ucraina, spingendosi fino ad azzerarle i rifornimenti, nel 2006 e poi di nuovo nel 2009, con ripercussioni che si sono avvertite anche nel resto d'Europa (Italia compresa). L'ex Repubblica sovietica è un importante Paese di transito per il gas russo e Mosca sta progettando di tagliarla fuori dalle rotte di approvvigionamento mediante la costruzione del South Stream: un maxigasdotto che Gazprom promette di realizzare, proprio entro il 2018, con i soci Eni, Edf e Wintershall. L'Unione europea, che ha aperto un'indagine antitrust nei confronti del colosso russo del gas, promuove per contro la costruzione del cosiddetto Corridoio Sud, che porterà forniture alternative dal Mar Caspio.

Ma lo shale gas è una variabile che potrebbe davvero fare la differenza, non solo per l'Ucraina, costretta ad acquistare gas da Mosca al prezzo di 430 $ per 1.000 metri cubi, in forza di un contratto del 2009 che i russi non vogliono rinegoziare. Risorse ancora più ricche di quelle ucraine si stima che siano racchiuse nel territorio della Francia, dove però il Parlamento ha vietato le tecniche di fracking (l'iniezione di liquidi ad alta pressione nel terreno, per liberare il gas dalle rocce). In un altro Paese promettente, la Polonia, ExxonMobil ha gettato la spugna, valutando che il recupero fosse troppo difficile e costoso.

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