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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2013 alle ore 06:37.

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Un'inchiesta che va avanti a strappi, quella della Procura senese sulle «malinconie gestionali» del Monte dei Paschi. E, dopo la scoperta dei prodotti strutturati sottoscritti dal Monte, Alexandria Capital, Nota Italia e Santorini, non è difficile prevedere che nelle prossime settimane subirà un'ulteriore brusca accelerazione. Non è tutto. Siena indagherà anche su uno stralcio della vicenda che, almeno inizialmente, era stata seguita dalla Procura di Milano. Da fonti giudiziarie si è appreso che, nelle scorse settimane, i magistrati milanesi coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco hanno incontrato i colleghi toscani decidendo definitivamente per la competenza senese sul fascicolo per truffa. Ma non è finita.

Un ulteriore capitolo d'inchiesta è aperto sul tavolo del pm milanese Roberto Pellicano. Riguarda una società svizzera di brokeraggio, la Lutifin Service Sa che nel 2007 si è interposta tra Mps e Dresdner (che ai tempi dei fatti si chiamava Dresdner Kleinwort) per intermediare un'altra operazione finanziaria che vede al centro l'ennesimo prodotto strutturato da 120 milioni di euro emesso dalla società veicolo Skylark Ltd, sede alle Cayman.
Pellicano, che da tempo ha chiuso le indagini, entro qualche settimana chiederà il rinvio a giudizio di 18 operatori vicini alla società. Reato ipotizzato associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita (vedere il richiamo in pagina di Plus 24 in edicola sabato 26 gennaio che, sulla vicenda , ha preparato un approfondimento).

Tornando all'inchiesta senese, dalla ricostruzione effettuata da Il Sole 24 Ore, risulta iniziata nell'autunno del 2011, quando il sostituto procuratore della Repubblica Antonino Nastasi, riceve il dettagliato esposto di un privato. Si tratta dell'esasperato racconto della progressiva distruzione di valore della banca e della sua fondazione. La delega delle indagini non viene affidata al locale Nucleo di polizia Tributaria. Viene coinvolto il gruppo di specialisti del Nucleo speciale di Polizia Valutaria, oggi guidato dal generale Giuseppe Bottillo. Le indagini cominciano allora e proseguono sotto traccia sino alla prima decade di maggio del 2012.

A quel punto c'è la svolta: 147 uomini del Nucleo eseguono 38 decreti di perquisizione e consegnano almeno dieci ordini di esibizione documentale ad altrettante banche in tutta Italia. I reati ipotizzati sono manipolazione di mercato e ostacolo alle funzioni di vigilanza. Al centro della lente investigativa c'è l'acquisizione di Banca AntonVeneta. Un'acquisizione pagata 9,3 miliardi per cassa: una cifra lievitata poi a 10,1 miliardi a operazione conclusa e comunque decisa senza una preventiva due diligence e valutata con il metodo del dividend discount model. Ma, soprattutto, l'attenzione degli inquirenti si è concentrata sul reperimento delle risorse necessarie al maxi-esborso. Per trovare le risorse la banca ha dovuto ricorrere a due aumenti di capitale per complessivi 5,85 miliardi e al misterioso prestito «fresh» da un miliardo, i cui sottoscrittori sono tutt'ora nell'ombra.

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