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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2013 alle ore 08:15.

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Scuote il Campidoglio l'inchiesta del pm romano Paolo Ielo su una commessa da 20 milioni di euro del 2009 per l'acquisto di 40 bus da parte di Roma Metropolitane, società del Comune di Roma. Appalto che sarebbe stato subordinato, secondo la procura, ad una maxi tangente da 600 mila euro. A dare un impulso determinante per fare luce sul caso è stato un imprenditore originario di Verona, ma residente a Praga da 40 anni: Edoardo D'Incà Levis. Arrestato il mese scorso, l'imprenditore ha detto agli inquirenti che il suo ruolo nella vicenda è stato in sostanza quello di procacciare il danaro in nero attraverso il quale la Breda Menarini, una delle aziende fornitrice dei bus, avrebbe pagato la mazzetta. Circostanza che ha portato in carcere qualche giorno fa Roberto Ceraudo, ex amministratore delegato proprio dell'azienda del gruppo Finmeccanica. «Ceraudo - ha dichiarato l'8 gennaio scorso D'Incà Levis al gip Stefano Aprile nel corso dell'interrogatorio di garanzia - fece riferimento alla segreteria di Alemanno come destinataria delle risorse finanziarie». «Escludo nella maniera più categorica che membri della mia segreteria possano essere tra i destinatari di somme in denaro per questo o per qualsiasi altro affare», ha subito replicato Alemanno. Tra gli indagati anche l'ex ad di Eur Spa, Riccardo Mancini, fedelissimo di Alemanno, dimessosi per gli sviluppi dell'inchiesta (è ritenuto destinatario di una parte della tangente).
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