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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2013 alle ore 08:12.

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ROMA
«Il Pd c'entra in questa vicenda, ha sempre avuto molta influenza sulla banca e sulla vita politica di Siena». E ancora: «Io non sono qui per attaccare Bersani, ma il fenomeno storico della commistione fra banca e politica va ulteriormente sradicato perché è una brutta bestia».
Dopo gli attacchi alla Cgil e all'alleato Nichi Vendola, l'ultimo affondo del premier uscente Mario Monti contro il partito di Pier Luigi Bersani colpisce là dove i nervi sono più scoperti. La campagna elettorale impone al Professore di mettere da parte l'aplomb che ha caratterizzato la sua premiership («il guru di Obama – dice chiaramente in una lunga intervista a Radio anch'io – mi ha detto di essere più cattivo in certe circostanze»). E lo schiaffone al Pd si fa sentire, eccome. L'irritazione di Bersani è appena celata. «Monti trova un difetto al Pd tutti i giorni, per un anno non ne ho mai sentiti...», si limita a dire uno spiazzato leader del Pd.
Già, perché l'attacco di Monti sulla questione Monte dei Paschi di Siena è stato per i democratici un colpo a freddo, inaspettato. E in grado di pregiudicare irrimediabilmente un confronto post elettorale giudicato da tutti inevitabile. Ma il voto è ancora lontano e ora l'urgenza di Monti sembra essere quella di allontanare il più possibile ombre e insinuazioni sull'operato del Governo e degli organi istituzionali di vigilanza.
Non deve aver fatto piacere al Professore leggere su Financial Times che «Monti è sotto pressione per il caso Mps» e per le polemiche che lo hanno «costretto» a offrire la disponibilità a riferire in Parlamento. «Il Governo non ha responsabilità – precisa Monti – ha la responsabilità di assicurare che il sistema funzioni e di evitare problemi nel sistema bancario italiano, assicurando il buon funzionamento delle autorità indipendenti e la Banca d'Italia è la prima di esse». Insomma «tutto quello che riguarda il circuito pubblico è stato ineccepibile». Poi le lodi a Visco e a Grilli («c'è totale fiducia negli organi della Banca d'Italia, della vigilanza presso la Banca d'Italia e fiducia totale nel ministero dell'Economia»). Replica piccata anche al Pdl e alla Lega che menano fendenti su Pd e su Governo, reo di aver dirottato i 4 miliardi dell'Imu per il salvataggio della banca: non solo la metà dei 3,9 miliardi di prestito – spiega Monti – sono un finanziamento dei precedenti Tremonti bond, e quindi erogati dal Governo Berlusconi, ma sono risorse che tornano allo Stato e che verranno rimborsate con un alto tasso di interesse. Quanto alla nazionalizzazione di Mps, ieri sera a La7 Monti ha precisato che si tratta «di ipotesi remota».
Quanto al Pd, se Bersani preferisce non addentrarsi in una polemica pericolosa scendono in campo molti dei suoi. A cominciare dal tesoriere Antonio Misiani, il quale ricorda a Monti che lui ha in lista nientemeno che Alfredo Monaci, già membro del cda di Mps dal 2009 al 2012 con Giuseppe Mussari. Insomma Monti «la smetta di dare lezioni». Del caso Monaci si è parlato in casa Pd anche in una riunione di Bersani con i coordinatori regionali per fare il punto sulla campagna elettorale. A quanto riferiscono le cronache della primavera 2012, la giunta di Franco Ceccuzzi fu fatta cadere poco dopo che era stato deciso di chiamare Alessandro Profumo a sostituire Mussari. E chi mise in minoranza Ceccuzzi furono proprio i consiglieri comunali vicini a Monaci.
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LE POSIZIONI
L'affondo di Monti
Il premier Mario Monti (in foto) ha criticato ieri il Pd sulla vicenda Mps: «Il Pd c'entra in questa vicenda», ha affermato, «perché ha sempre avuto molta influenza sulla banca e sulla vita politica» di Siena
La replica del Pd
«Trova un difetto al Pd tutti i giorni, per un anno non ne ho mai sentiti...», si è limitato a replicare il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. «Credo sarebbe bene che Monti ci portasse rispetto», ha aggiunto la presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro

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