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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2013 alle ore 17:28.

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Con il boom delle sigarette elettroniche che ha contagiatò circa 400mila italiani torna d'attualità il divieto di fumo nei locali pubblici che, ad oggi, non cita espressamente l'e-cigarette. A sottolineare i rischi connessi con la «vacatio legis» è l'Adoc che spiega come sia in crescita di circa il 25% nell'ultimo anno il numero dei fumatori di sigaretta elettronica, per un giro d'affari di oltre 90 milioni di euro annui, considerando che la spesa annuale si aggira sui 230 euro tra acquisto del kit, ricariche e ricambi.

«Le sigarette elettroniche - afferma in una nota l'Associazione - stanno vivendo un periodo di boom tra gli italiani», secondo l'Adoc anche a causa della «vacatio legis» in merito. «Si stanno moltiplicando i casi, in base alle segnalazioni giunte all'Associazione, di svaporatori in luoghi e contesti dove fumare é proibito per legge». Inoltre c'e' il pericolo della contraffazione sempre in agguato:durante le recenti Festività, ricorda l'Adoc, sono stati sequestrati circa 3000 pezzi contraffatti.
«C'è una grave vacatio legis nel settore delle sigarette elettroniche - dichiara Lamberto Santini, presidente dell'Adoc - che sta contribuendo alla diffusione non controllata di questi nuovi dispositivi e all'insorgere di situazione complesse e potenzialmente dannose per i consumatori, fumatori e non. Sono sempre di più, difatti, i fumatori di e-cig che fumano in luoghi dove fumare non e' permesso, sebbene non sia stato ancora escluso che le stesse siano dannose per la salute di chi fuma e di chi gli sta intorno»

«Questo perchè l'attuale normativa antifumo nei locali pubblici e sui mezzi di trasporto come aerei e treni, un buco normativo che può trasformarsi in un danno per i consumatori e che deve essere sanato al più presto. Le sigarette elettroniche stanno vivendo un momento di forte crescita ma, oltre ai possibili effetti dannosi - secondo l'Associazione dei consumatori - non vi è certezza sulla reale efficacia come supporto all'eliminazione del vizio». «Anzi, mantenendo la gestualità e la forma della sigaretta tradizionale c'è il rischio di un incoraggiamento a fumare anche in quei soggetti non-fumatori che magari acquistano l'e-cig perché trendy e nei giovani under 16, che possono facilmente aggirare il divieto d'acquisto comprando l'occorrente in rete. A questo è connesso - prosegue l'Adoc - anche il pericolo contraffazione, particolarmente gravoso in quanto attinente un prodotto legato alla salute»

L'Adoc ritiene che «le sigarette elettroniche debbano essere innanzitutto regolamentate e vendute come dispositivi medici o farmaci, come avviene in altri Paesi europei quali Austria e Danimarca; necessitino di un'etichettatura più chiara e completa, visto che ad oggi vi è segnata solo la raccomandazione di utilizzarle lontano dai bambini».
Ancora, secondo l'associazione dei consumatori, «devono essere equiparate alle sigarette relativamente alla pubblicità, alle diciture sulle confezioni e all'osservanza dei divieti di fumo; va inoltre avviato uno screening obbligatorio, da parte dei rivenditori, dell'abitudine a fumare del cliente, in modo da prevedere un corretto dosaggio della nicotina presente nella sigaretta elettronica: ad oggi ci risulta che alcuni rivenditori effettuano quest'analisi preventiva, ma è un comportamento ancora poco diffuso e su base volontaria».

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