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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2013 alle ore 06:37.

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Matteo Renzi ha perso le primarie del centrosinistra, il «partito dei sindaci» di cui si è discusso l'anno scorso non c'è, ma l'ambizione di un seggio in Parlamento non ha abbandonato gli amministratori locali.
La voglia di Parlamento si è scatenata soprattutto nelle Province, accesa anche dalle paure della riforma. Le dimissioni in extremis per correre alle politiche sono state parecchie, ma non sempre la strategia ha avuto successo. Sul treno per il Parlamento è salito Fabio Melilli (Pd), presidente a Rieti e fino al 2008 al vertice dell'Unione delle Province, oggi candidato alla Camera al quarto posto nella circoscrizione Lazio 2. Stesso percorso per il suo successore all'Upi, Giuseppe Castiglione (Pdl), che il 31 ottobre ha lasciato la presidenza di Catania per correre a Montecitorio (terzo posto in Sicilia 2). Anche il suo collega Luigi Cesaro (Pdl) ce l'ha fatta, nonostante la querelle Cosentino, e occupa un solido secondo posto in Campania 1. A Nord, il passaggio è riuscito a Lorenzo Dellai, ex presidente di Trento ora in Scelta Civica di Monti verso la Camera, e Roberto Simonetti (Lega), ex presidente a Biella e candidato in Piemonte 2 sempre per Montecitorio. Niente da fare, invece, per Maria Teresa Armosino (Pdl), che si è dimessa dalla presidenza di Asti ma non ha trovato spazio in lista. Anche nei Comuni le politiche pescano parecchio, e costringono al rimpasto molti sindaci. Da Milano se ne va l'assessore al bilancio Bruno Tabacci (centro democratico, apparentato al Pd), e parte da Vicenza Alessandra Moretti (Pd), vicesindaco e protagonista della campagna di Bersani nelle primarie. Roberto Visentin lascia la fascia di sindaco di Siracusa e il Pdl, per candidarsi con Scelta Civica. Dal mondo delle autonomie locali arrivano anche due nomi di peso dell'Associazione dei Comuni, il vicepresidente Enrico Borghi, sindaco di Vogogna (Vb), e l'ex segretario generale Angelo Rughetti, in corsa per il Pd rispettivamente in Piemonte e Campania.
Nutrito anche il "contributo" delle Regioni, che oltre a Nichi Vendola (Sel) e all'ex governatore lombardo Roberto Formigoni (Pdl) schierano anche l'ex presidente del Lazio Renata Polverini e il presidente del Piemonte Roberto Cota (Lega), il quale però ha giurato che non lascerà Torino per Roma. Fuori gara invece Vasco Errani (presidente Pd dell'Emilia Romagna), per il quale però si parla di un incarico di Governo in caso di vittoria del centrosinistra.
twitter@giannitrovati
gianni.trovati@ilsole24ore.com
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