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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2013 alle ore 18:03.

(Ansa)(Ansa)

El Shaarawy, Balotelli e Niang. Poco più di sessant'anni in tre. Con l'arrivo di Supermario in rossonero, il Milan conta di sistemare il reparto offensivo per i prossimi due lustri. Il trio delle meraviglie che fa sognare a occhi aperti i tifosi del Diavolo metterebbe sul piatto tutte le qualità necessarie per sbancare il tavolo in Italia e in Europa: determinazione, velocità, tecnica, capacità realizzativa, entusiasmo.

Galliani ha finalmente confezionato il regalo da girare immediatamente ad Allegri. Che però, almeno pubblicamente, non si è mai esposto per spiegare come farebbe a tenere sotto controllo l'impeto dell'ex neroazzurro. Sì, perché se è vero che Balotelli è un giocatore in grado di cambiare l'inerzia di una gara in qualsiasi momento, e la spedizione azzurra agli Europei di Polonia e Ucraina lo dimostra meglio di tante parole, è altrettanto vero che il centravanti bresciano non si è mai distinto per sobrietà e moderazione.

Non è un caso che il City abbia deciso di applicare con lui la logica del supersaldo. Da 37 a 22 milioni o poco meno nel giro di due settimane. Roba che nemmeno in tempo di guerra. La svalutazione record di Balotelli va catalogata nella cartella "meglio così che la disperazione". E sì, Mancini le ha provate tutte, non ce la fa più. Troppi i colpi di testa del giovane che lanciò all'Inter perché convintissimo avesse davanti un futuro da protagonista del calcio internazionale. Balotelli cambierà, si è detto e scritto per mesi, anzi, per anni, salvo poi registrare l'ennesimo salto nel vuoto del campioncino che è riuscito nell'impresa di attirare su di sé le attenzioni anche dei depositari della lingua italiana, che per lui hanno reso praticabile il neologismo "balotellata". Sinonimi? Colpo di testa, provocazione fine a se stessa, assurdità che strappa il sorriso. Balotelli come Cassano, fenomeni fuori e dentro il campo.

I tifosi dell'Inter non lo perdoneranno mai. 20 aprile 2010, andata della semifinale di Champions. La truppa di Mourinho si gioca a San Siro l'accesso alla finale contro il Barcellona di Messi. La partita è un tripudio di emozioni e di sorrisi per gli appassionati neroazzurri. Finisce 3 a 1 per l'Inter, tutti in festa. Tutti, tranne lui, Supermario, che al termine dell'incontro getta a terra la maglia in segno di protesta contro la curva che l'aveva fischiato fino a poco prima per l'indolenza che il giocatore aveva dimostrato da quando era entrato in campo. Soltanto pochi giorni prima Supermario aveva indossato la casacca del Milan davanti alle telecamere di Striscia la notizia. Per Mino Raiola, il suo procuratore, si trattò di uno scherzo e niente più. Uno degli ultimi, però, perché a fine stagione il suo assistito venne ceduto al Manchester City per poco meno di 30 milioni di euro.

Cambia il contesto, non cambia l'atteggiamento frizzante di Supermario, che ne combina una dietro l'altra. Nel dicembre 2010 viene alle mani con il compagno di squadra Jerome Boateng nel corso di un allenamento. Nel marzo 2011 reagisce male a Mancini che aveva deciso di sostituirlo dopo un'ora di gioco. Tempo una settimana e Balotelli si esibisce in una delle tante entrate killer che caratterizzano la sua esperienza in Premier League.

La vittima di turno si chiama Goran Popov. Mancini lo rimprovera in sala stampa, definendolo «stupido». E nessuno ribatte. La saga degli errori (per alcuni, trattasi di orrori), prosegue con il lancio di freccette in direzione di alcuni ragazzi delle giovanili del City, con la detonazione di alcuni fuochi d'artificio che incendiano il bagno di casa, ma anche con l'ennesima rissa durante l'allenamento (questa volta tocca a Micah Richards), le tantissime multe per eccesso di velocità e non solo, le notti al night club prima delle partite di campionato e coppa, la telenovela con l'ex compagna Raffaella Fico che lo fa diventare papà suo malgrado, e l'ultimo scontro con Mancini a causa, guarda un po', di un'altra baruffa scoppiata con un collega del City. "Why always me?", il quesito lanciato da Balotelli al mondo che non pensa troppo bene di lui. Ad Allegri il compito di formalizzargli la risposta.

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