Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2013 alle ore 18:37.

My24

All'origine di tutto, ieri, le parole dell'ex magistrato palermitano Antonio Ingroia, leader di "Rivoluzione civile", sulle «critiche avanzate da alcuni magistrati per la mia decisione di candidarmi», definite «un copione che si ripete così come accadde a Giovanni Falcone», seguite da un attacco durissimo di Ilda Boccassini, procuratore aggiunto a Milano: «Come ha potuto Ingroia paragonare la sua piccola figura di magistrato a quella di Giovanni Falcone? -Tra loro esiste una distanza misurabile in milioni di anni luce. Si vergogni».

Severino (Giustizia): «Auspicabile usare toni più pacati»
Oggi, lo scontro è continuato, allargandosi, al punto da costringere il Guardasigilli a chiedere maggiore fair play tra le toghe, in politica e no. «Capisco che in campagna elettorale si usano toni alti» - ha spiegato il ministro Paola Severino - ma «Mi piacerebbe che si usassero toni più costruttivi, programmatici e pacati, perché credo che il Paese lo apprezzerebbe in un momento in cui abbiamo bisogno di costruire tanto». «Quando poi si parla di magistrati - ha concluso il Guardasigilli - usare toni pacati, calmi e di alta ispirazione morale sarebbe auspicabile».

Ingroia al contrattacco: «Si vergogni lei, le mie parole manipolate»
L'auspicio del ministro della Giustizia arriva qualche ora dopo il rilancio di Angroia, che dopo aver atteso invano una smentita da Milano rincara la dose contrattaccando la Boccassini: «L'unica a doversi vergognare è lei che, ancora in magistratura, prende parte in modo così indecente e astioso alla competizione politica manipolando le mie dichiarazioni. La prossima volta pensi e conti fino a tre prima di aprire bocca». Nessun commento per i «giudizi personali» del procuratore aggiunto di Milano: «Mi basta sapere cosa pensava di me Paolo Borsellino e cosa pensava di lei. Ogni parola in più sarebbe di troppo», conclude Ingroia.

Salvatore Borsellino: «Lasciate mio fratello fuori dale polemiche»
Dice la sua, attraverso il sito di "Vanity Fair", anche Salvatore Borsellino, fratello di un'altra toga vittima della mafia, Paolo Borsellino: sia Ingroia che Boccassini, chiede, «Contino fino a 30 prima di aprire bocca e lascino il nome di mio fratello fuori da questa campagna elettorale».«In questo caso il mio amico Ingroia ha già detto una parola di troppo, il suo intervento è stato fuori dalle righe», conclude Salvatore attualmente presidente dell'associazione antimafia Agende Rosse.

Grasso (Pd): un paragone «fuor d'opera»
Mai come in questa campagna elettorale, la scesa in campo di magistrati divide politica e società civile, e rilancia il dibattito sull'opportunità di un impegno in prima persona. Nella polemica, è entrato oggi anche un altro magistrato eccellente, l'ex Procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso, in corsa per il Senato nelle fila del Pd, che si allinea alla Bocassini nel sostenere ad "Agorà", su Rai 3, che «Giovanni Falcone ha fatto cose talmente eclatanti che oggi, paragonarsi a lui, mi sembra un fuor d'opera».

L'ex collaboratore di Falcine: «Una cantonata della Boccassini»
Si schiera invece con Ingroia Pippo Giordano, ex ispettore della Polizia in forze alla Dia durante gli anni '90 e stretto collaboratore di Falcone e Borsellino. Per Giordano «Ilda Boccassini ha preso una grossa cantonata con quelle dichiarazioni. Io sono dispiaciuto che Ingroia abbia lasciato Palermo, così come lo sono stato quando Falcone decise di andare a Roma. Tutto ciò che Ingroia ha fatto da magistrato, al fianco di Borsellino, lo porterà avanti con il suo impegno in politica, quel fresco profumo di libertà che fa ripudiare il puzzo del compromesso morale: è stato un ottimo magistrato e sono sicuro che sarà un ottimo parlamentare».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi