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Questo articolo è stato pubblicato il 31 gennaio 2013 alle ore 06:41.

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MILANO
Sono 29, quindi la quasi totalità, inclusi i capigruppo di Pd, Sel, Idv e Udc al Pirellone, gli indagati nell'ambito dell'inchiesta sui presunti rimborsi sospetti avviata dalla procura di Milano nella "tranche" che riguarda i consiglieri della Regione Lombardia di opposizione. Di questi solo sette non hanno ricevuto un invito a comparire. Il reato contestato dai Pm è, per tutti, peculato. Lo stesso ipotizzato per i 62 consiglieri lombardi di centrodestra, già da settimane indagati per i rimborsi spese delle due ultime legislature (dal 2007 a oggi).
Nel mirino dei magistrati oltre ai presidenti dei partiti in Consiglio Luca Gaffuri (Pd), Chiara Cremonesi (Sel), Stefano Zamponi (Idv), Elisabetta Fatuzzo (pensionati) e Gianmarco Quadrini (Udc) anche alcuni consiglieri già raggiunti da avviso di garanzia e invito a comparire, tra cui i democratici Giuseppe Civati, Alessandro Alfieri, Angelo Costanzo, Carlo Porcari, Francesco Prina, Carlo Spreafico, Antonio Viotto e Franco Mirabelli; ed Enrico Marcora (ex Udc, ora passato al centro Popolare Lombardo).
Le spese contestate a Civati sono di circa 3mila euro tra cui taxi, posteggi, biglietti ferroviari. «Sono fiducioso nel lavoro dei magistrati - ha sottolineato il consigliere Pd ex rottamatore – ho sempre rendicontato voce per voce tutte le mie spese, che non riguardano pranzi, cene, aperitivi o acquisti di beni per me o per altri, ma solo trasferimenti per il mio impegno politico».
Tra gli acquisti nel mirino dalla procura anche un barattolo di Nutella da 2 euro, un miniombrello automatico e due quadri d'autore, comprati da Carlo Spreafico (Pd) che ha speso oltre 47mila euro in tre anni. Ma anche le spremute, i cappuccini, i fiori e i parcheggi nel carrello della spesa di Sel (oltre 11mila euro), che ha affidato il suo commento a una nota congiunta dei suoi due consiglieri. Offrendo la più totale collaborazione ai magistrati «nella piena consapevolezza di aver utilizzato i fondi pubblici assegnatici secondo quanto previsto dalla legge e nello svolgimento del nostro mandato» e mettendo sul tavolo le dimissioni «nel caso venisse dimostrato il contrario».
Dal canto loro i consiglieri Pd e Idv coinvolti, ricandidati alle elezioni regionali, si sono impegnati a rassegnare le dimissioni – come chiesto dal candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lombardia Umberto Ambrosoli – se una volta eletti dovessero essere rinviati a giudizio. «Sottoscrivere l'impegno – ha spiegato il capogruppo del Pd Luca Gaffuri che ha ribadito come i fondi siano stati utilizzati nel rispetto delle leggi – mi sembra una dichiarazione condivisibile e un gesto di trasparenza nei confronti dei cittadini».
Frontale l'attacco del governatore uscente Roberto Formigoni. «Non è piacevole parlare di queste cose – ha detto ieri alla conferenza stampa convocata per commentare l'indagine – restiamo garantisti per tutti: per noi vale sempre la presunzione di innocenza, ma devo dire che questo atteggiamento è usato quasi soltanto da noi del centrodestra».
In particolare Formigoni ha chiesto coerenza al sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che a dicembre era stato piuttosto duro con gli esponenti di Pdl e Lega finiti sotto indagine. Mentre Roberto Maroni si affida a twitter: «Consiglieri regionali (ora in lista con Ambrosoli) indagati per peculato si facevano rimborsare la Nutella. Giovane Ambro 2 pesi e 2 misure?».
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