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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2013 alle ore 06:38.

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ROMA
Botta e risposta tra Mario Monti e Pier Luigi Bersani su Mps. «Per il bene di tutti bisogna tenere i partiti lontani dalle banche», scrive il premier sulla sua pagina Facebook. Sarcastica la replica del leader del Pd: «Ma via anche i banchieri dai partiti, così siamo a posto».
L'inchiesta su Mps continua ad essere protagonista della campagna elettorale. Ieri Monti ha rimandato al mittente le accuse di chi, tanto a destra che a sinistra, lo ha accusato e lo accusa di tutelare i poteri forti, a partire dalle banche. «Sono stato accusato in passato di presiedere un governo di banchieri. Ricordo solo che il decreto Salva Italia, voluto dal nostro governo, ha vietato le presenze incrociate nei consigli di amministrazione di banche e compagnie di assicurazioni concorrenti».
Il Pd resta il più in difficoltà. Bersani ribadisce che gli atti per le querele sono già partiti e che il Pd alla fine si ritroverà in cassa «una barca di soldi» per gli articoli diffamatori di questi giorni, ma resta altissimo il timore per la perdita di consensi.
Lo sa bene Silvio Berlusconi che non si tira indietro dall'affondo. Dopo aver sancito che «la banca va salvata perché altrimenti sarebbe un disastro», da della «faccia tosta» al segretario del Pd («Mps appartiene al Comune di Siena che da 60 anni è governata dalla sinistra»)e aggiunge: «Cosa sarebbe successo se, di fronte a cose così importanti, fossero state coinvolte persone della nostra parte? Mi chiedo quanti sarebbero già in carcere». Non poteva mancare Beppe Grillo: «Non ho chiesto l'arresto di Gargamella (il nomignolo affibbiato a Bersani, ndr), meglio che facciano i lavori socialmente utili, perché ne abbiamo bisogno».
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