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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2013 alle ore 14:30.
L'ultima modifica è del 01 febbraio 2013 alle ore 12:10.

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O l'Europa adotta delle politiche che prendono in considerazione le priorità dell'Italia o non rimarrà che allontanarsi dalla Ue. Silvio Berlusconi ha incontrato questa mattina a Roma gli eurodeputati del Pdl presso la sede del Parlamento Ue nella Capitale per discutere dei rapporti con l'Europa e i punti "europei" del programma di centrodestra per le Politiche. In uno dei passaggi della conferenza stampa, il Cavaliere ha chiarito la linea del Pdl sui poteri della Bce: «Bisognerà spuntare questo braccio di ferro con la Germania altrimenti la realtà imporrà ai Paesi, uno dopo l'altro, di uscire dall'Euro. Ne deriverebbe una fine dell'Euro e dell'Eurozona». «Ci aguriamo che ciò non debba capitare», ha aggiunto il Cav., «ma non é qualcosa che si potrà decidere politicamente. Se si andrà avanti così si imporrà dalla realtà e i primi a uscire saranno i Paesi mediterranei».

La replica di Bersani: quelle di Berlusconi battute da due soldi
Immediata la replica di Bersani. Da Milano, a margine di un incontro organizzato in vista dell'Expo, ha osservato che dire che la politica di austerità in Italia è imposta dalla Germania «è una battuta da due soldi, perché se avessimo fatto i compiti che dovevamo fare dopo l'euro e approfittando del calo del tasso di interesse, certamente la Germania avrebbe ben meno da rimproverarci». «Le carte che abbiamo buttato via - ha aggiunto - ce le hanno fatte buttare via loro, Berlusconi e la Lega. Adesso non hanno diritto di lamentarsi». Insomma sui temi europei si gioca lo scontro tra Pdl e Pd. La questione della crisi che sta attraversando il Paese, ha ricordato più in generale Bersani, «é una cosa seria» e non se ne esce comprando Balotelli. Il segretario del Pd è tornato poi sugli intrecci tra banche e politica, dopo lo scandalo derivati che ha travolto Mps. «La destra mi descrive come un amico delle banche - ha affermato -, ma a me le banche urlavano fuori dalla porta per il massimo scoperto, la portabilità dei mutui e i conti correnti da chiudere senza oneri. In realtà non le ho mai sentite urlare dietro la porta di Tremonti».

Expo 2015, «Tremonti non ci ha mai creduto»
Al centro della trasferta milanese del segretario Pd, il tema dell'Expo 2015 e degli sforzi per arrivare preparati all'appuntamento. «Tremonti non ha mai creduto nell'Expo, Moratti e Formigoni litigavano spesso portandolo ad un rischio estremo, ha spiegato Bersani. Se l'Expo ha ripreso è grazie alla nuova giunta di MIlano. Da questa operazione dobbiamo avere un grande risultato e credo sia ragionevole una deroga selettiva al Patto di stabilità». Da parte sua, il sindaco Giuliano Pisapia (Sel) ha accusato il i governi Berlusconi e Monti di non aver mai promosso «alcun atto concreto per superare le difficoltà e per far sì che Expo 2015 sia in grado di ingranare la marcia per uscire dalla crisi». Con una vittoria del cesntrosinistra, secondo Pisapia, ci sarà quindi la possibilità di «un impegno comune per un patto per lo sviluppo che possa garantire il grande successo dell'Expo».

Il Cavaliere: stop alle politiche di austerità
In mattinata, tra i tasti su cui ha battuto con più insistenza l'ex premier dopo l'incontro con i deputati azzurri in Europa, la necessità di dire basta alla «politica di austerità voluta dai Paesi del nord Europa e, in particolare, dalla Germania», punto che «sarà il tema più importante al centro delle prossime battaglie in Europa». «Il nostro programma - ha spiegato - é per il superamento della politica europea di sola austerità: questo é il punto principale perché ha portato al disastro. Tutti i dati fondamentali dell'economia, ad eccezione della Germania, sono in caduta libera, perché - ha poi concluso - l'austerità in una economia in crisi raddoppia la crisi e porta i Paesi dentro una spirale di recessione molto pericolosa»..

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