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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2013 alle ore 11:45.

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Il monito di Giorgio Napolitano ha colto nel segno. Il ruolo chiave assunto dal caso Mps, finito nel tritacarne della campagna elettorale, può avere ricadute ben oltre l'esito del voto e delle singole forze politiche. La tentazione di tirar dentro tutto e tutti, compreso il ruolo di vigilanza svolto dalla Banca d'Italia, pur di recuperare o incrementare i propri consensi, può trasformarsi per l'Italia in un pericoloso boomerang.

Le parole del premier
Il primo ad esserne consapevole è il premier. Mario Monti ha ribadito la sua «massima fiducia sull'attività svolta dalla Banca d'Italia durante questa gestione e quella del precedente governatore». Chiaro il riferimento a Mario Draghi, oggi presidente della Bce. Il timore che il caso Mps possa essere utilizzato strumentalmente dagli attuali avversari dell'ex governatore non è affatto infondato, come confermano i titoli di alcuni giornali tedeschi nei giorni scorsi.

Il fuoco amico contro Draghi
«Gettare il caso del Monte nella campagna elettorale è fare un danno all'Italia e l'intervento del Capo dello Stato lo testimonia», aggiunge il vicepresidente del Pd Enrico Letta, che dopo aver ribadito la «massima fiducia negli accertamenti della magistratura» si scaglia sul « fuoco amico improvvido e pericoloso lanciato contro il massimo esponente dell'Italia in Europa».

Il controllo delle fondazioni
Sulla stessa linea anche Gianluica Galletti, portavoce dell'Udc. «Stiamo rischiando di indebolire l'immagine dell'intero sistema finaziario italiano e l'immagine in questo caso è sostanza», avverte l'esponente centrista che ritiene - al di là dell'esito delle indagini delle varie Procure - un imperativo categorico del nuovo governo occuparsi delle fondazioni bancarie, a partire dal loro controllo che - sostiene - «non può essere come oggi al Tesoro, ovvero a un loro socio, qual è il ministero di via Nazionale nel Cda di Cassa depositi e prestiti, ma deve essere affidato a un'autorità terza e indipendente».

Pdl: non ci sono intoccabili
Le parole del Capo dello Stato sono condivise anche dal partito di Silvio Berlusconi, che tuttavia non sembra propenso ad arretrare dalle sue posizioni. «Comprendiamo l'atteggiamento del Capo dello Stato - sostiene il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri - ma ribadiamo che è urgente e indispensabile accertare eventuali degenerazioni sia sul fronte della gestione che della catena di comando, compresa l'attività di controllo perchè per noi non ci sono intoccabili». Dal fronte opposto interviene il leader di Rivoluzione civile Antonio Ingroia che si affida al sarcasmo: «Forse Bankitalia è stata un po' distratta».

La commissione d'inchiesta
È probabile che con il nuovo Parlamento arrivi una commissione d'inchiesta ad hoc. Lo auspica anche Guido Crosetto, fondatore assieme a Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia in coalizione con il Pdl. «Quello che dice Napolitano è giusto, evitiamo strumentalizzazioni perchè c'è interesse da parte di molti a indebolire l'Italia ma senza dimenticare che a volte anche i custodi hanno responsabilità».

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