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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2013 alle ore 08:14.

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di Luca De Biase
Il passato e il futuro non possono fare a meno l'uno dell'altro. E forse per questo è "storico" l'accordo tra il presidente della Repubblica francese, François Hollande, e il presidente di Google, Eric Schmidt. Pone fine alla dura battaglia normativa e concettuale ingaggiata dai rappresentanti dell'editoria d'informazione tradizionale contro l'aggregatore automatico di notizie realizzato dalla multinazionale americana. Chi ha vinto? Ha vinto la logica. Più o meno come già era avvenuto in Belgio a metà dicembre 2012.
Gli editori si sentivano defraudati ma non avevano modo di dimostrarlo razionalmente: perché se Google News non esistesse guadagnerebbero meno mentre Google non perderebbe un centesimo. L'aggregatore riprende i titoli e le prime righe delle notizie dei loro giornali, costruendo in questo modo un servizio molto popolare senza pagare nulla ai produttori delle informazioni originali. Gli editori erano arrivati a chiedere una nuova legge per obbligare Google a pagare qualcosa di simile ai diritti d'autore. La società americana si dichiarava disposta piuttosto a smettere di aggregare gli articoli degli editori che non volevano il servizio. Non ci avrebbe perso, visto che sulle pagine di Google News non ha mai voluto raccogliere pubblicità. A perderci sarebbero stati invece gli editori: perché i siti dei giornali, che vivono di pubblicità, ricevono di solito un buon quarto del loro traffico da Google News. Una situazione ben strana: chi guadagnava da un servizio richiedeva un risarcimento a chi lo offriva senza guadagnarci direttamente. In questi termini paradossali non se ne usciva.
L'accordo, come appunto in Belgio, è arrivato quando le parti hanno abbandonato la discussione labirintica intorno a quanto Google dovesse agli editori per l'utilizzo del loro materiale. E sono passate a ragionare intorno al problema centrale: gli editori tradizionali hanno bisogno di modernizzarsi ed entrare nell'era digitale e Google ha interesse ad aiutarli. E forse non solo per compiacere un presidente della Repubblica che aveva fatto sentire agli editori tutto il suo appoggio.
Sicché l'accordo prevede che Google metta a disposizione degli editori 60 milioni di euro per aiutarli ad accelerare la loro innovazione tecnologica. L'ammontare non è dissimile, in proporzione, a quello concesso agli editori belgi francofoni che hanno raggiunto un accordo simile. In quel caso si trattava dell'equivalente del 2-3% del fatturato del settore. Il Sole 24 Ore aveva calcolato che se fosse stato trasportato in Italia alle stesse condizioni sarebbe costato a Google 60 milioni. E poiché le dimensioni della Francia e dell'Italia non sono troppo diverse, si può immaginare che i conteggi siano stati analoghi.
Ora Google investe nella digitalizzazione degli editori francesi, il che aumenterà la disponibilità di informazioni in rete. E poiché il valore di Google cresce con l'aumentare dell'uso di internet, la multinazionale ritiene di aver fatto un buon accordo: tattico e strategico. In realtà era l'unico accordo logico. Anche per gli editori.
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