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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2013 alle ore 08:12.

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SIENA
Stagione delle scalate bancarie, secondo atto. Attore protagonista, Monte dei Paschi. Dopo il sequel di Antonveneta, gli uffici investigativi di Siena con un nuovo filone tornano su un altro capitolo di quell'estate 2005: Unipol/Bnl. Con una nuova inchiesta – la terza a questo punto – avviata in Procura su Mps, a partire stavolta dagli esiti di un accertamento fiscale. L'accusa, dichiarazione infedele. Lo scenario, i giorni roventi in cui la società assicurativa bolognese tentava di conquistare una banca.
È del gennaio 2012 la verifica fiscale del Nucleo tributario della Guardia di Finanza di Siena sulle plusvalenze Mps nella scalata Unipol/Bnl. Verifica conclusa, con un processo verbale di contestazione, da un'informativa all'autorità giudiziaria e nuovi scenari da esplorare. È una mancata tassazione su plusvalenze generate dalla cessione di quote a far riaprire da un'altra prospettiva il capitolo del tentativo di Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, all'epoca ai vertici di Unipol, di scalare Bnl.
Tutto parte da un illecito fiscale di Mps, per aver superato – di molto, pare – la soglia dei 103mila euro fissata dal decreto legislativo del 10 marzo 2000 (art 4). Un guadagno senza tassazione mette cioè in moto le indagini e ricostruisce rastrellamenti e cessioni di azioni tra Siena e Londra, con l'occhio strizzato a Bologna. Come accertato all'epoca per altre banche, anche Mps rastrella per Unipol azioni Bnl. Meccanismo consolidato durante le scalate per non svelare le carte con obblighi di comunicazione alla Consob. Quel pacchetto di azioni, però, con la regia dell'area finanza di Rocca Salimbeni, il regno di Gianluca Baldassarri, finisce alla Deutsche Bank. Filiale di Londra.
Così nel giugno 2005, Mps - secondo le ricostruzioni investigative - vende 132 milioni di titoli ai tedeschi, anche se ufficialmente «risulterebbero un prestito, quindi non tassabili». L'asse è di nuovo Siena-Londra, un tandem che ritorna più volte nelle indagini sulla banca senese sotto forma dei profili di Baldassarri e Matteo Pontone, già capo della filiale londinese di Mps, poi smantellata. È la «banda del 5%, dalla percentuale presa su ogni operazione», secondo le denunce a verbale dall'ex manager di Dresdner Bank, Antonio Rizzo, presto interrogato dai pm senesi. Ora, dunque, a Siena parte un nuovo filone di indagine: quello che può essere il secondo atto della stagione delle scalate bancarie.
rcalandra@radio24.it
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