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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2013 alle ore 20:03.

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Il secondo termovalorizzatore
Il piano regionale ne prevede uno a Salerno e l'altro nell'area orientale di Napoli. Ma per entrambi c'è già stata una lunga gestazione. Oggi a Salerno la gara d'appalto si è conclusa con l'assegnazione, ma il contratto è sospeso in attesa di chiarimenti su un certificato antimafia negativo. Quanto a Napoli, il commissario sta conducendo la trattativa con A2A, unico partecipante alla procedura di appalto.

Restano pochi anche gli impianti intermedi: attivi solo quelli di Salerno e di Eboli; mentre sono in via di completamento i siti di compostaggio di Giffoni e di San Tammaro. In via di progettazione linee di compostaggio anche presso gli Stir. Per Daniele Fortini, ad di Asìa, la società di raccolta dei rifiuti di Napoli, «ogni anno Napoli spende 12 milioni per inviare il rifiuto organico in Veneto: un paradosso, poichè la costruzione dell'impianto costerebbe meno».

Il dialogo con Bruxelles
Per la Commissione europea la Campania resta carente di impianti di smaltimento finale e discariche. Il prossimo incontro è fissato per metà febbraio: si spera nello sblocco di 150 milioni. . Ma sono ancora consistenti gli smaltimenti fuori regione, pari a 650mila tonnellate: quelli su cui più spesso ancora oggi Bruxelles bacchetta la Campania. L'Unione europea infatti insiste sulla necessità che i territori si rendano autonomi, per attuare una migliore tutela dell'ambiente e per una corretta gestione delle risorse pubbliche: la Campania nel 2012 ha smaltito fuori regione 530.000 tonnellate di rifiuti, sostenendo un costo pari a oltre 80 milioni.

Un ennesima bomba potrebbe scoppiare
Si chiama Tares, e rischia di riportare la Campania nell'emergenza rifiuti. Lancia un allarme accorato l'assessore regionale all'Ambiente, Giovanni Romano, da anni in prima linea nella battaglia per la soluzione della crisi. «Le critiche al sistema Tares finora avanzate sono numerose – precisa Romano – ma per la Campania, ancora tenuta a rispettare norme "eccezionali" dopo la crisi dei rifiuti, si tratta di una vera "condanna" a ripiombare nell'emergenza».

In primo luogo con la Tares si rinvia il termine del pagamento della prima rata a luglio e della seconda a settembre, rispetto al passato. «Ebbene – argomenta Romano – dal momento che la Campania è l'unica regione italiana tenuta per legge a coprire l'intero costo del servizio con la tassa e ad effettuare tutti i pagamenti attraverso un conto dedicato, i comuni della regione, già con le casse vuote, fino a quando non avranno incassato, non potranno sostenere costi: in altre parole dovranno fermare fino ad agosto tutti i pagamenti, ai consorzi di bacino che gestiscono le discariche, alle società provinciali che si occupano degli impianti, alle controllate che fanno la raccolta e tutti questi, a loro volta, i loro dipendenti». Insomma, si teme il colpo finale a un sistema che si regge con difficolta'. Se si pensa che i dipendenti dei consorzi di bacino (circa 3.100) già non vengono pagati da alcuni mesi, che i comuni hanno accumulato in totale debiti solo nella gestione dei rifiuti per 800 milioni e le società provinciali (con altri 3mila dipendenti circa) ne hanno per 200 milioni. «Temo – conclude Romano – che diventerà impossibile assicurare la gestione ordinaria». Poi aggiunge: «È indispensabile un intervento normativo per la Campania in particolare».

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