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Questo articolo è stato pubblicato il 03 febbraio 2013 alle ore 08:11.

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«Tutti coloro che detengono obbligazioni subordinate di Sns Reaal e Sns Bank subiranno un esproprio». «Ritengo che questi titoli dovranno essere rimborsati a zero euro, al pari delle azioni». A parlare, in una lettera inviata venerdì al Parlamento, è il ministro delle finanze olandese Jeroen Dijsselbloem. Lo stesso che è stato appena nominato presidente dell'Eurogruppo. Parole inequivocabili: la Sns Bank, inclusa la sua holding Sns Reaal, va nazionalizzata. E tutti i risparmi degli investitori che possiedono azioni oppure obbligazioni subordinate vanno azzerati. Peccato che, tra questi, ci siano anche tanti risparmiatori italiani: vittime innocenti di un salvataggio bancario in Olanda. Paese solido, spesso schierato tra gli intransigenti d'Europa, che ora non sembra farsi molti scrupoli ad «espropriare» il risparmio altrui.

Salva la banca...
La storia di Sns, quarta banca olandese, ha dell'incredibile. E ricorda troppo quella delle banche irlandesi, che qualche anno fa decisero di rimborsare con un misero centesimo tutti i risparmiatori (tanti italiani) che avevano dato loro fiducia acquistando obbligazioni subordinate. Sns, a guardare i dati di bilancio, in realtà non sembrerebbe in crisi. A giugno 2012 – si legge sul sito Internet della banca – il cosiddetto «Core Tier 1» (principale indice di patrimonializzazione di una banca, che indica la sua solidità finanziaria) era al 9,6%: in linea con le regole di Basilea. Sns aveva anche passato tutti gli stress test. Persino i rating non segnalano allarmi: S&P valuta Sns Reeal BBB-, Fitch BBB+ e solo Moody's colloca la banca nel campo speculativo (Ba2). Eppure l'istituto era da tempo in profonda crisi.

Tanto che il ministro delle Finanze olandese ha deciso di intervenire: «Per salvaguardare la stabilità finanziaria, non ho altra scelta che la nazionalizzazione, perché altrimenti Sns andrebbe in bancarotta». Secondo Mr. Dijsselbloem, la nazionalizzazione salva un milione di conti correnti. Peccato che ammazzi i risparmi di chi aveva investito in titoli subordinati: la nazionalizzazione passa infatti per l'esproprio dei titoli subordinati e delle azioni. I titoli subordinati sono quelli che si collocano a metà strada tra le obbligazioni (debiti della banca) e le azioni (capitale). Si dividono in varie categorie (Lower e Upper Tier 2, Tier 1), che indicano la rischiosità dei titoli: a seconda della categoria, infatti, questi bond vengono rimborsati dopo gli altri in caso di default.

...ammazza l'obbligazionista
Il punto è che in questo caso la banca non va in default. Sns non finisce come Lehman Brothers, per intenderci, ma viene nazionalizzata dallo Stato. Tra l'altro lo Stato in questione è l'Olanda, uno dei paesi più solidi d'Europa. Insomma: non stiamo parlando della Grecia. Né dell'Irlanda. Eppure la decisione del Governo è chiara: mantenere salvi solo i possessori di obbligazioni senior (quelle non subordinate), e azzerare tutti gli altri. In realtà il ministro delle finanze aveva pensato di azzerare anche i bond senior – nella lettera lo scrive esplicitamente – ma non l'ha fatto perché questo avrebbe creato gravi ripercussioni sui mercati finanziari. Così il drastico taglio toccherà solo i subordinati. Ancora non sono state decise le modalità (dunque neppure i valori finali), ma la volontà del Governo è chiara. Zero tondo.
Il problema è che i bond subordinati della banca olandese sono in mano anche a risparmiatori italiani. Quanti siano non è facile saperlo (in alcuni forum online sono iniziati dei conteggi), ma di certo la crisi olandese avrà ripercussioni sui risparmi italiani: almeno 10 milioni di euro sembrerebbero intaccati. «Il Sole 24 Ore» ha trovato conferme anche presso Aduc. Per loro resta solo la difficile strada del ricorso, ma il tempo è poco e la strada in salita: va fatto in Olanda entro 10 giorni. Ma ormai il percorso sembra segnato: quello di un irrituale «esproprio» che salva una banca olandese, ma ammazza gli obbligazionisti. E il buon senso.
m.longo@ilsole24ore.com
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IL PRECEDENTE
Il caso irlandese
Nell'ottobre del 2011 «Il Sole 24 Ore» rivelò in un'inchiesta la notizia della decisione delle banche irlandesi di rimborsare gli obbligazionisti con un solo centesimo ogni mille euro: una decisione che penalizzò migliaia di investitori italiani

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