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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2013 alle ore 10:01.

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Angelo Scola, ciellino e cardinale di Santa Romana Chiesa, a un anno e poco più dal suo arrivo nella sede che fu dei Santi Ambrogio e Carlo, sicuramente di problemi ne ha già dovuti affrontare parecchi. Ma ad un principe della chiesa, questo viene chiesto. Custodire, difendere e governare l'integrità del ministero di Cristo. E certamente lo ha fatto con impegno e profezia.

Ma forse una cosa che gli è costata di più, e che continua ad essere una spina nel fianco e il comportamento dei suoi vecchi compagni ciellini, ora tutti piazzati, come del resto anche lui, nei posti che contano. Ma questi a differenza di Scola, hanno dato, a quanto pare, ben poco buon esempio. A cominciare da chi governa in vario modo, dal piano più alto fin giù verso la base, la Regione Lombardia. Hanno fatto discutere in questi ultimi anni le spese facili di un governatore non troppo attento al risparmio, verso se stesso e verso coloro che della stessa cordata ne fanno parte. Poi la Compagnia delle Opere, naturalmente tutto è sotto indagine della magistratura, e tutto dovrà essere chiarito. Ma certamente, dal punto di vista politico, quella parte, vicina anche al cardinale, al primo colpo d'occhio, non pare abbia brillato in questi ultimi anni per testimonianza evangelica.

Ora forse, spinto anche da questo passato recente, incontrato proprio nella sua terra d'origine ecco che a firma del consiglio Episcopale della Diocesi di Milano, offre alcune indicazioni per vivere questo tempo con responsabilità.

Innanzitutto Scola si rivolge a quanti sono scoraggiati e all'impegno preferiscono il «disimpegno e il disinteresse sui temi del bene comune» invoca una «necessaria e urgente opera educativa delle comunità cristiane affinché solleciti tutti alla partecipazione attiva e responsabile a questi appuntamenti elettorali attraverso: un'adeguata informazione su programmi e candidati, l'esercizio del proprio voto, l'impegno attivo di un numero sempre maggiore di laici cristiani nell'attività amministrativa e politica». A nessuno ricorda «deve sfuggire l'importanza dell'esercizio del diritto-dovere del voto responsabilmente espresso: con esso si concorre a determinare l'indirizzo politico del proprio Stato e della propria realtà locale. In un momento in cui il perdurare della crisi economica sta generando paure e insicurezze che rendono più fragile il legame tra i cittadini, occorre che la politica sappia elaborare risposte all'altezza della situazione, capaci non soltanto di farci uscire dal periodo di difficoltà, ma di migliorarci».

Per i cattolici un richiamo forte perché facciano riferimento ai principi irrinunciabili dell'insegnamento del Magistero della Chiesa sulla famiglia, aperta alla vita, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, sul rispetto per la vita dal suo concepimento al termine naturale, sulla libertà religiosa, sul diritto alla libertà di educazione dei genitori per i propri figli, sulla tutela sociale dei minori e delle vittime delle moderne forme di schiavitù, sullo sviluppo di un'economia che sia al servizio della persona e del bene comune, sulla giustizia sociale, sul ruolo da riconoscere ai principi di solidarietà e di sussidiarietà, sulla pace come valore supremo a cui tendere.

E un invito a tutti i candidati, soprattutto quelli che fanno riferimenti ai valori cristiani: perché: «si impegnino per ridare fiducia al Paese e ai suoi abitanti, presentando programmi e proposte realmente tese a costruire il bene comune: non prevalga la tentazione del disfattismo. Dai cattolici in particolare ci si attende l'impegno per rafforzare la credibilità di un impegno speso al servizio della politica: siano esemplari per rigore morale, attenzione alla gente, spirito di servizio, professionalità, capacità non solo di rifiutare ogni forma di corruzione ma anche di anteporre il bene comune ai propri anche legittimi interessi di parte».

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